La Sanità a Palermo è un po’ sbiadita, Anche logora. A strutture d’eccellenza s’affiancano luoghi disonorevoli. E poi mancano I medici e tanti di quelli che sono in servizio sono pronti a scappare verso la sanità privata o la libera professione. Mancano i posti letto, le liste d’attesa sono un terno al lotto per non parlare dell’ormai cronica saturazione dei Pronto soccorso, vero anello debole della catena. Dalla prima linea vogliono scappare tutti.
Adesso il governo regionale ha annunciato un piano straordinario da 1,870 milioni. Quella montagna di denaro servirà per creare nuovi ospedali, ammodernare quelli esistenti e completare quelli che da anni attendono l’apertura, come il Polo Pediatrico di Fondo Malatacca a Palermo. A Palermo sono previsti 1.638 nuovi posti letto con quattro strutture moderne ed efficienti: oltre all’ospedale pediatrico, anche il nuovo ospedale Civico, il nuovo Policlinico e un Polo onco ematologico (da far sorgere accanto all’ospedale Cervello).
E’ giusto chiedersi: perché investire in edilizia sanitaria se il vero problema è nella dotazione del personale. In realtà, i due aspetti andrebbero affrontati in sincronia. Puntare ad avere strutture efficienti e moderne è fondamentale. Ma non basta, come spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato: “Il problema è quella di dovere riprendere o ricolmare un gap che dura da tanti anni. Basta girare per alcune strutture: accanto a strumentazioni eccezionali ci stanno isole che sarebbe meglio non vedere. La colpa di chi è? Negli anni abbiamo avuto un sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale e che in tanti modi, per quanto è possibile, non si è mai potuto riuscire ad arrivare al top.
Investendo soltanto sull’edilizia sanitaria non si riuscirà a a evitare l’implosione di un sistema che tutti i giorni deve fare i conti con criticità ataviche. La fatiscenza delle strutture è solo una parte del problema. Va anche ricordato che le buone intenzioni del piano di edilizia sanitaria dovranno fare i conti con i tempi di realizzazione. Non meno di cinque, otto anni, sempre che tutto vada bene.
La sanità a Palermo è il classico modello double face. Al fianco di centri di eccellenza si trovano siti e ospedali di cui ci si dovrebbe vergognare. Così, spesso, nell’immaginario collettivo, resiste il vecchio adagio secondo cui il miglior ospedale palermitano è quell’aereo che ti porta a curarti al Nord. “Abbiamo centri di eccellenza, ma accanto ci sono pure ospedali che ancora arrancano – continua Amato – così, nell’immaginario collettivo, per molti il miglior medico è ancora l’aereo”.
Resta perciò in piedi il problema della dotazione di personale. Qualche mese fa è stata la Regione a pubblicare un Avviso per il reclutamento di medici stranieri, anche extra Ue; ed è stato sempre Schifani a “minacciare” di adottare il modello Calabria, per il reclutamento di medici cubani, attraverso una convenzione, qualora i numeri dei sanitari impegnati rimangano così risicati.
Che le strutture non bastino e serva investire sul personale lo ribadisce Antonio Iacono, che ogni giorno dal Trauma Center di Villa Sofia deve letteralmente fare I salti mortali per garantire cure adeguate. “La sanità a Palermo zoppica –spiega Iacono – ci sono punte di eccellenza ma anche delle situazioni in cui si zoppica vistosamente, perché ormai è cronica la carenza dei medici e medici specialist”. Così alla fine, in questo puzzle apparantemente irrisolvibile, capita che la follia prenda il sopravvento e i medici, così come il personale sanitario, finiscano per pagare le colpe di tutto il sistema, diventando il bersaglio di gesti violenti e criminali.