I Mondiali di calcio del Qatar dietro le quinte, senza la patina dei miliardi e delle celebrazioni. E’ una versione “abusiva” di Talk Sicilia, il nostro programma di approfondimento che racconta cosa è successo e cosa succede in Qatar, in occasione del torneo di calcio più atteso di sempre. Più che guardare alle gesta dei campioni miliardari in mutande, Talk Sicilia Speciale Qatar vuole essere uno spazio di discussione su ciò che succede dietro le quinte e non viene raccontato dal mainstream. La prima puntata è intitolata “Un Mondiale Potemkin”. E chi ricorda la saga di Fantozzi comprenderà bene a cosa si riferisca quel concetto.
Così scrostando la patina delle celebrazioni e le coreografie dello spettacolo più grande del mondo, si scopre che dietro questa edizione dei mondiali di calcio ci sono sprechi, drammi, miserie e una forma inconfessabile di schiavitù.
Nella prima puntata ci siamo occupati di cosa sia realmente questa competizione. Secondo i dati che abbiamo raccolto attraverso la piattaforma Statista.com, questa del Qatar è l’edizione più cara di sempre. Per mettere in piedi la macchina organizzativa e costruire gli stadi (che alla fine del torneo verranno demoliti, sic) sono stati spesi più di 220 miliardi di euro. Una cifra mai raggiunta prima. Sino ad oggi, le edizioni dei mondiali erano costate al massimo tra i 15 e i 16 miliardi di euro. E’ una cifra che non trova nessuna giustificazione se legata esclusivamente all’evento sportivo.
Dietro le quinte dello sport più amato del mondo, si è consumata una vera strage di migranti. Secondo le organizzazioni umanitarie, dal 2010 ad oggi, nei cantieri del Mondiale sarebbero morti più di 6500 lavoratori stranieri. Sono dati che non verranno mai resi pubblici dalle autorità del Qatar e dall’organizzazione del Mondiale. Anche a voler ridurre la stima, sempre Statista.com ha calcolato che almeno 1200 lavoratori stranieri sono morti a causa delle condizioni di lavoro. Per contribuire all’edificazione delle strutture che ospitano la competizione, centinaia di migliaia di lavoratori sono giunti dalle zone più povere dell’Asia e dell’Africa in cerca di lavoro. Tantissimi sono i minori che sono stati impegnati in questo sforzo faraonico. Nonostante lo sforzo, ai lavoratori sono stati imposti orari di lavoro massacranti con delle paghe da miseria. Turni di lavoro sino a 18 ore al giorno e una paga di 250 dollari al mese.