Anche quest’anno l’Associazione Antimafie “Rita Atria” vuole ricordare la vita, la storia e la scomparsa di Rita con due appuntamenti, uno a Partanna e uno a Roma, le due città che hanno segnato la giovane vita di Rita Atria, unite da un filo invisibile di legalità e resistenza.
Il primo appuntamento è a Partanna nella giornata di sabato 23 Luglio alle ore 10:30 circa, dove Rita Atria è nata. Le persone che parteciperanno si incontreranno dinanzi l’ingresso del cimitero comunale per mantenere viva la memoria della piccola grande donna che Rita è stata, in maniera riservata, con i ragazzi del presidio partannese e con tutti coloro che vorranno portare una rosa rossa, il suo fiore preferito.
Il secondo è a Roma nella giornata di Martedì 26 luglio dalle 19:30 alle 21:00 in Viale Amelia 23, dove Rita Atria ha vissuto da testimone di giustizia e dove, nel 1992, si è spezzata la sua giovane vita, per ripercorrerne la storia e la lotta, attraverso la lettura di passi del suo diario e l’interpretazione di testi di denuncia delle mafie e della violenza.
Rita Atria è stata una testimone di giustizia italiana. A soli 17 anni, nel novembre 1991, decide di seguire le orme della cognata, cercando, nella magistratura, giustizia per gli omicidi del padre e del fratello (coinvolti nelle mafia). Il primo a raccogliere le sue rivelazioni è il giudice Paolo Borsellino (all’epoca procuratore di Marsala), al quale si lega come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre testimonianze, permettono di arrestare numerosi mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala e di avviare un’indagine sull’onorevole democristiano Vincenzino Culicchia, per trent’anni sindaco di Partanna.
Una settimana dopo la strage di via d’Amelio, in cui perde la vita il giudice Borsellino, Rita Atria si uccide a Roma, dove vive in segreto, lanciandosi dal settimo piano di un palazzo di viale Amelia, 23.
Rita Atria per molti rappresenta un’eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia. Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia, non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi. Correttamente ci si riferisce a lei come testimone di giustizia, figura questa che è stata legislativamente riconosciuta con la legge 45 del 13 febbraio 2001
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