E’ uscito allo scoperto dicendo di non essere il bruto violentatore della giovane di Campobello di Mazara. Lo fa su Facebook e attacca i giornalisti.

Non sono un bruto, la ragazza era a conoscenza di tutto

Con un post sul suo profilo fb, si difende e attacca i giornalisti, rivelando di fatto anche la sua identità, uno dei quattro ragazzi arrestati, due giorni fa, dai carabinieri, a Campobello di Mazara (Tp), per violenza sessuale su una 18enne. Giuseppe Titone, 20 anni, uno dei due giovani ai domiciliari, insulta i cronisti che hanno raccontato la vicenda: “State facendo di tutto per infangare il mio nome, ne state dicendo di tutti i colori…Sapete soltanto giudicare senza nemmeno conoscere la verità, mi avete tirato in mezzo senza che abbia fatto niente. La ragazza era a conoscenza di tutto! Non c’è stata nessuna violenza ! Nessuno abuso! Niente! (scritto tutto in maiuscolo ndr)”.

A finire in carcere sono stati due cugini di 23 e 24 anni, di Marsala, mentre ai domiciliari, oltre a Titone, è stato posto anche un altro ragazzo di 21 anni. Per tutti l’accusa è di violenza sessuale di gruppo aggravata.

Un minorenne è indagato a piede libero. Il padre della diciottenne, che inizialmente aveva difeso i quattro arrestati definendoli dei “bravi ragazzi” che avrebbero aiutato la figlia perchè era ubriaca, successivamente ha creduto al racconto della ragazza sostenendola nella sua decisione di denunciare tutto ai carabinieri.

 

Per lunedì prossimo sono fissati gli interrogatori davanti al gip del Tribunale di Marsala, Riccardo Alcamo.

 

Padre vittima, il branco bravi ragazzi poi si ricrede

 

In questa vicenda si inserisce anche l’episodio del padre della ragazza che dopo che la figlia ha fatto denuncia, si è presentato dai Carabinieri con i giovani accusati, dicendo che erano dei bravi ragazzi e che sua figlia, la vittima, era in realtà ubriaca. E questo nonostante sua figlia, la sera prima, avesse addirittura tentato il suicidio con un coltello in cucina.

Dalle carte dell’inchiesta emerge infatti che il padre prima avrebbe detto che sua figlia stava denunciando “fatti non veri”, perchè, a suo dire, era ubriaca, e quindi non ha capito nulla. L’uomo sii presenta dai Carabinieri proprio con i quattro ragazzi nominati dalla figlia per dire al Comandante della stazione che “sono bravi ragazzi”. Testuale. E aggiunge che le ferite della figlia non sono per la colluttazione con suoi aggressori, ma sono solo “riconducibili al tentativo dei ragazzi di riportarla a casa”, dato che era ubriaca.
La notizia in questi giorni ha fatto il giro d’Italia.
Qui in basso proprio l’estratto del verbale, con i nomi omissati.

Poi il padre torna sui suoi passi, sostenendo la denuncia della figlia. Un comportamento che spiazza anche gli inquierenti.

“È verosimile pensare che in un primo momento l’uomo avesse creduto ai ragazzi, salvo poi ricredersi una volta parlato con più attenzione con la figlia” scrive il Gip. Dalla procura di Marsala fanno sapere che il padre, dopo un primo momento di spaesamento ha collaborato per l’accertamento dei fatti.

A due giorni dagli arresti, parla il padre della 18enne che ha denunciato di essere stata violentata da quattro giovani in una villa della borgata marinara di Tre Fontane, nel Trapanese. L’uomo, che è affetto da cecità, interviene con un lungo post sui social, dopo le polemiche sollevate dal fatto di avere inizialmente definito dei “bravi ragazzi” gli arrestati, salvo poi sostenere la figlia nella sua scelta di presentare denuncia.

“Ancora oggi, con sdegno, devo dire che questa versione dei fatti non la conoscevo e sono stato all’oscuro di tutto perché mia figlia non sempre si è aperta completamente, forse per paura”, scrive l’uomo.

Il papà della ragazza, rivolgendosi a quanti hanno commentato duramente sui social le sue dichiarazioni, scrive: “Voi non sapete cosa ha significato per me scoprire tutto. Dopo il processo pubblico, cioè quello del vostro giudizio, mi attende anche quello all’interno delle istituzioni. Tutto ciò vi sembra una cosa facile?”. In un primo momento il padre della ragazza aveva appreso in modo sommario dalla figlia, arrivata a casa a notte fonda, cosa era accaduto. Ecco perché ha telefonato a uno dei quattro presunti violentatori per incontrarlo. Il giovane, invece, si è presentato con gli altri tre indagati (due erano amici del figlio sin dall’infanzia).

“Mi hanno raccontato – spiega – la loro versione dei fatti, cioè che non avevano fatto nulla di male a mia figlia, e io ci ho creduto e così mi sono fatto accompagnare dai carabinieri. Ecco perché quelle prime dichiarazioni. Poi, una volta a casa, mia figlia ha avuto modo di raccontarmi quanto successo e ho avuto modo di conoscere bene tutta la storia e così sono andato di nuovo dai carabinieri e ho messo a verbale che mia figlia aveva fatto bene a denunciare. Tutta la famiglia è al suo fianco”.

La madre della vittima:  “Mia figlia ha sbagliato”

Non c’è solo un padre che va dai Carabinieri per dire che i giovani che hanno violentato sua figlia sono “dei bravi ragazzi”. Anche un altro frammento di intercettazione rende meglio il quadro della situazione. La ragazza parla con i genitori della denuncia che ha appena fatto, delle pressioni che sta ricevendo dagli amici per ritirarla, con minacce più o meno velate che riceve e i genitori sono titubanti: “Mia figlia ha sbagliato” dice la madre, parlando in presenza del marito e della figlia, e poi rivolgendosi a lei: “Com’è che tu sali da sola con tre ragazzi?”

Insomma, la sua colpa sembra essere il fatto di aver accettato di partecipare ad una festa dove era la sola donna, con altri amici, e di aver bevuto troppo …
La ragazza le spiega che non “è quello il problema”. La mamma insiste: “E’ proprio quello”. E allora la giovane diciottenne, con grande maturità (e pazienza) spiega alla madre: “Anche se eravamo tutti amici, loro non possono infrangere la legge …”. La madre insiste: “Tu femmina … tu … frequenti …”. E la giovane: “Non possono …. lo vuoi capire o no? Se io grido no … e grido .. loro non devono toccarmi .. mi violentano!”.

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