“La tromba d’aria di ieri a Pantelleria è stata di una violenza, mai registrata sull’isola prima d’ora. Dai danni provocati non posso escludere che la forza del vento sia stata di oltre 100 km orari. Una sorta di piccolo tornado, anche se l’origine è diversa”. Ad analizzare l’eccezionale evento meteo che si è abbattuto sull’isola, provocando nel giro di pochi minuti danni considerevoli, oltre alla morte di due persone e a diversi feriti, è Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea già impegnato alcuni anni fa con il Politecnico di Torino in un progetto di ricerca proprio a Pantelleria sul recupero dell’energia delle onde del mare.
“Le trombe d’aria – spiega lo studioso – si formano a mare per la differenza di temperatura tra atmosfera e acqua, si sviluppano velocemente come vortice e durano pochi minuti. È impossibile prevederle. Spesso non ce ne accorgiamo perché si verificano a mare aperto. In altri casi, come ieri a Pantelleria, ne abbiamo avuto contezza perché arrivano sulla terra con una violenza considerevole”.
Basti pensare che una delle due vittime, il vigile del fuoco Giovanni Errera, è stato scaraventato fuori dall’abitacolo della sua Land Rover Defender, un fuoristrada dal peso di oltre due tonnellate che è stato spazzato via dalla furia del vento come un fuscello. Per il climatologo quanto è accaduto ieri a Pantelleria è un ‘campanello d’allarme’.
“Non il solo in verità – ammonisce – che testimonia il cambiamento climatico globale che stiamo vivendo. L’innalzamento della temperatura del mare Mediterraneo e le punte di caldo sino a 48° gradi registrati quest’estate proprio in Sicilia sono gli effetti di tutto questo”.
Fenomeni meteorologici mai visti prima che però si ripetono sempre più spesso dal Sud al Nord Italia, con le grandinate straordinarie, oppure in Canada con temperature estreme: “Sono segnali preoccupanti – dice Sannino – il problema è che questi eventi estremi che superano già altri casi record si stanno verificando con molta più frequenza”.
Secondo il climatologo “è necessario capire che ci troviamo in una fase di transizione dal vecchio clima in cui ci siamo abituati in questi ultimi 40 anni alle nuove condizioni climatiche che potremmo avere se non agiamo subito sui nostri comportamenti. Ci sono dati che vanno presi in considerazione in maniera seria, senza sottovalutarli: l’insieme di questi eventi straordinari, ad esempio, deve renderci consapevoli che qualcosa a livello globale sta cambiando”.
Che fare dunque? “La responsabilità è di noi uomini – dice Sannino – consapevoli di trovarci in un cambiamento epocale, dobbiamo fare di tutto per immettere sempre meno Co2 in atmosfera modificando il nostro stile di vita. Evidentemente i cambiamenti non sono sempre bene accetti, ma dobbiamo farlo per mitigare l’attuale situazione e in previsione del futuro. È un investimento per il nostro futuro e per quello dei nostri figli”.