Ancora allagamenti in buona parte della città di Trapani dopo il temporale che si è abbattuto tra ieri sera e questa notte. Il sindaco Giacomo Tranchida ha disposto con propria ordinanza per questa mattina la chiusura di tutte le scuole, del cimitero, delle ville, dei giardini e degli impianti sportivi. Ogni futura decisione dipenderà dalle condizioni climatiche delle prossime ore, in attesa dei nuovi bollettini della protezione civile. La città però è tornata nel caos totale, nuovi danni a case e negozi.
Da quando è cominciata la stagione autunnale con queste prime piogge un po’ più abbandonanti è già la quarta volta che Trapani patisce questi allagamenti. Le situazioni più critiche tra le vie Mazzini, Marconi, Alcamo, Marsala, Serisso, Vespri e Virgilio. In molti casi ci sono segnalazioni di scantinati, garage, abitazioni e negozi invasi dall’acqua. Ancora un volta la situazione appare non governabile.
Il neo deputato regionale trapanese Dario Safina torna a ribadire la necessità del riconoscimento dello stato di emergenza: “Non siamo più davanti a fatti eccezionali – sostiene -, le precipitazioni copiose delle ultime due settimane sono la dimostrazione che le nostre città non sono in grado, per motivi tecnici risalenti ad una infrastrutturazione datata ed anche non adeguata, di affrontare in maniera autonoma le alluvioni che si verificano. È necessario procedere con immediatezza alla richiesta di riconoscimento dello stato d’emergenza. La Giunta regionale uscente deve farsi carico di questa incombenza. Non si può più rimandare”.
Le comunità colpite dai violenti nubifragi attendevano già nei giorni scorsi che il governo regionale si esprimesse sul riconoscimento dello stato di emergenza. In via preventiva il Comune ha raccolto le istanze dei cittadini nella speranza che arrivasse un segnale istituzionale. “Mi chiedo – aggiunge Safina – cosa si stia aspettando? Certamente non la tragedia perché, i danni subiti dai cittadini, dagli esercenti e dagli stessi enti locali, è già una tragedia. C’è un’economia che rischia di non ripartire e i Comuni, malgrado il pronto intervento e la buona volontà, non sono in grado di fronteggiare questa calamità: da un lato per via della vetustà delle opere di smaltimento idrico e fognario, dall’altro per la mancanza di personale e mezzi”.