Una delle piazze di spaccio sgominate nel Trapanese dall’operazione “Acheron” era gestita dal figlio del boss di Paceco. Si tratta di Giuseppe Salerno, figlio del più noto Carmelo, esponente della famiglia mafiosa. Aveva organizzato una parallela associazione a quella nel quartiere trapanese del “Bronx”. Era destinata all’approvvigionamento e allo stoccaggio dello stupefacente ed in particolare di cocaina. Se la procurava attraverso stretti e costanti rapporti intessuti con i Rosarnesi Angelo D’Agostino e Felice Gallizzi, vicini alla ndrina dei Pesce.
Ma proprio questa seconda organizzazione garantiva anche la fornitura di cocaina e hashish al sodalizio operante a Trapani guidato da Giuseppe Felice Beninati. Inoltre nell’attività di spaccio, il figlio del boss aveva intessuto rapporti anche con un ulteriore soggetto, vicino alla famiglia mafiosa marsalese e recentemente coinvolto in un’altra operazione della direzione distrettuale antimafia di Palermo. I due avevano garantito la vendita di diversi ed importanti quantitativi di cocaina e hashish sulla piazza di Marsala.
Le attività investigative hanno permesso di identificare, tra i vari fornitori del primo sodalizio, un noto pregiudicato trapanese e due palermitani. C’è da dire che secondo gli inquirenti la filiera più importante di approvvigionamento sia stata individuata in quella direttamente operante tra Calabria e Sicilia. Vi erano rapporti privilegiati tra il padre dell’esponente della famiglia di Paceco e due indagati Rosarnesi. Filmate nel corso delle indagini centinaia di cessioni di stupefacenti e monitorati numerosi viaggi degli indagati. Tutti finalizzati a formalizzare accordi o a eseguire direttamente i trasporti dello stupefacente dalla Calabria. Trasporti che venivano effettuati attraverso il sistema delle staffette, per eludere eventuali controlli.
Nel corso dell’indagine vi furono attività repressive, culminate nel sequestro di oltre 35 chilogrammi di hashish e 5 di cocaina. Alcuni di questi esponenti avevano ipotizzato di creare una sorta di “cartello”, in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter così compensare le perdite subite.