- Il consiglio comunale di Marsala ha annullato la delibera che istituì un anno fa il registro
- Soddisfazione del Partito democratico “Annullata una delibera brutta, medievale ed offensiva”
- Valentina Villabuona e Giuliana Zerilli (Pd) ribadiscono: “La 194 non si tocca e noi la difenderemo”
Era stato accolto da furiose polemiche ed anche dal ricorso al Tar. A circa un anno dalla sua introduzione, il contestatissimo “registro dei bambini mai nati” è stato cancellato. Il consiglio comunale di Marsala ha, infatti, annullato la delibera con la quale venne istituito tale registro.
Soddisfazione del Pd
Adesso, tale deliberata è stata annullata su proposta del consigliere comunale Piero Cavasino, del movimento “Liberi”, il gruppo politico di riferimento del sindaco Massimo Grillo. La decisione del consiglio comunale di Marsala è stata accolta con soddisfazione da Valentina Villabuona, presidente dell’assemblea provinciale del Pd, e da Giuliana Zerilli, della direzione provinciale dello stesso partito.
“Consiglio ha annullato delibera brutta, medievale ed offensiva”
Questo il loro commentato: “Ad un anno da un colpo di mano indecente di fine mandato che nello stupore collettivo ha visto il Consiglio comunale di Marsala istituire il registro dei bambini mai nati, grazie al lavoro delle associazioni femminili e della Cgil, alla mobilitazione di uomini e donne e al buon senso di Piero Cavasino e dei consiglieri e delle consigliere che hanno ritenuto la delibera lesiva delle leggi in materia di aborto e del diritto delle donne all’autodeterminazione, il Consiglio ha annullato una delibera brutta, medievale e offensiva. Lo avevamo detto in una piazza Loggia piena di cittadine e cittadini e va sempre ribadito, la 194 non si tocca e noi la difenderemo sempre”.
Cosa era il registro dei bambini mai nati
La delibera, che fu proposta dall’allora consigliera comunale Giusy Piccione (centrodestra), modificava il regolamento cimiteriale sostituendo la definizione “prodotti abortivi”, utilizzata per i feti partoriti prima della 28esima settimana dal concepimento, con “bambini mai nati”, ed istituiva un registro sul quale annotare un nome di fantasia per il feto.
Individuando, inoltre, uno spazio cimiteriale destinato alla sepoltura, con un cippo che recava il relativo numero assegnato nel registro. Cgil e l’Udi (Unione donne in Italia) a novembre del 2020 fecero anche ricorso al Tribunale amministrativo regionale.
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