#italianidiserieB. Le famiglie dei 18 pescatori in ostaggio in Libia dal primo settembre a partire da oggi hanno deciso di occupare la sede del municipio di Mazara del Vallo, cittadina nel trapanese da cui sono partiti i marittimi oggi in carcere”.
Lo scrive su facebook Saverio Romano, leader di Cantiere Popolare.
Prosegue Romano: “L’obiettivo del gesto, fanno sapere, è quello di “scuotere il Governo affinché si trovi una soluzione per liberare i pescatori“, accusati di aver invaso le acque libiche e di avere droga a bordo dei due pescherecci. Cosa impedisce al governo Italiano di affrontare in maniera seria questa vicenda? Dove sono le associazioni in difesa dei diritti dell’uomo? Vogliamo svegliarci? Possiamo continuare a subire l’ignavia? Intervenga il governo regionale attraverso ogni canale di contatto o con azioni eclatanti. Blocchi il gasdotto Greenstream, così tutta Italia si accorgerà della vergogna!!”.
All’orizzonte, purtroppo, non si intravede alcuna soluzioni per i marittimi siciliani rimasti bloccati nel paese straniero.
Tanto che ieri, il governatore Musumeci, ha inviato una nota ai parlamentari europei e nazionali eletti in Sicilia.
Musumeci ha scritto: “Mi appello a tutti e a ciascuno di voi affinché sia intrapresa con urgenza ogni utile iniziativa presso il Governo italiano, in particolare il ministero degli Affari esteri, e presso la Commissione dell’Unione Europea, nonché nei confronti dei competenti Organismi internazionali, per giungere al rilascio immediato dei marittimi e dei motopescherecci sequestrati”.
Il governatore della Regione Siciliana lo scorso 11 settembre si era già rivolto al presidente del Consiglio dei ministri, ricevendo assicurazioni in tal senso dal premier.
“L’episodio, di inaudita gravità, – si legge ancora nella nota di Musumeci – è l’ultimo di una lunga serie che si protrae ormai da anni, senza che sia stata mai trovata una definitiva soluzione, per via di un tratto di mare che, con decisione assai discutibile, la Libia riconosce unilateralmente come proprio territorio, fino a oltre 70 miglia nautiche dalle proprie coste. La sottrazione di questi nostri concittadini alla propria terra e alle loro famiglie, che ho personalmente incontrato, desta ancor maggiore preoccupazione alla luce del noto stato di incertezza e confusione che caratterizza la situazione politica e istituzionale dello Stato libico”.
“E’ mio dovere – ha aggiunto il governatore – denunciare con forza questa inammissibile situazione e pregare anche voi di portare questa istanza nelle superiori Assemblee elettive, per reagire a tale palese violazione dei diritti umani aggravata, per un così lungo periodo, dalla assenza di informazioni ai familiari e alle Autorità dello Stato italiano sulle condizioni dei nostri pescatori. E’ preminente nei fatti accaduti il profilo umanitario – ha concluso – ma non possono essere sottaciuti, su un piano più generale, anche gli ingenti danni economici che derivano alla marineria siciliana”.
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