L’Unione europea ha lanciato oggi un appello affinché le autorità libiche “rilascino immediatamente i pescatori italiani trattenuti da settembre senza che sia stata avviata alcuna procedura legale” nei loro confronti. E’ quanto si legge nelle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo.
“E’ sconcertante vedere che, a causa dell’inadeguatezza questo Governo, il nostro Paese non conta a livello internazionale. Hanno liberato una nave turca in meno di una settimana, mentre i pescherecci di Mazara del Vallo sono ostaggio della Libia da oltre 100 giorni. Uno schiaffo non solo alle famiglie dei 18 pescatori, a cui va la vicinanza della Lega, ma a tutta l’Italia. Un fatto gravissimo di cui il Governo dovrebbe prendere atto mettendo in campo ogni azione possibile per riportare a casa i nostri pescatori “. Lo dichiara in una nota il senatore della Lega Tony Iwobi, vicepresidente della Commissione Affari esteri.
“101 giorni! Liberateli”: la Uila Pesca ieri ha ribadito il suo appello per il rilascio immediato dei 18 pescatori detenuti da oltre tre mesi in Libia. Nel corso della riunione del Consiglio nazionale dell’organizzazione, svoltasi in video conferenza, la segretaria generale Enrica Mammucari insieme al segretario della Uila pesca Sicilia Tommaso Macaddino hanno rinnovato la richiesta di liberare: Karoui Mohamed, Daffe Bavieux, Ibrahim Mohamed, Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur Lysse, Ben Thameur Hedi, Moh Samsudin, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Barraco Vito, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone, Giacomo Giacalone, Indra Gunawan, privati della loro libertà, ormai da 101 giorni.
“I nostri pescatori sono rinchiusi in carcere senza un ragionevole motivo, in violazione dei più elementari principi di diritto internazionale!” hanno dichiarato Mammucari e Macaddino “e questo è ancor più inaccettabile per il nostro paese che si fonda sui principi di libertà, lavoro, rispetto del prossimo e convivenza pacifica, sanciti dalla Costituzione. Non possiamo accettare che 18 pescatori di nazionalità diverse, ma accomunati dagli stessi valori, siano prigionieri da così tanto tempo, in spregio a questi principi fondamentali, privati delle loro famiglie, del loro mondo, della loro passione per il mare e della loro dedizione per il Lavoro!”.
“Il passare di così tanti giorni sta facendo vacillare la fiducia” hanno aggiunto Mammucari e Macaddino “per questo chiediamo alle Istituzioni di intensificare gli sforzi verso un intervento deciso e risolutivo che possa determinare l’immediato ritorno a casa dei 18 pescatori, dove li attendono le loro famiglie”.