Un progetto che prevede la ricostruzione del circuito delle tonnare in Sicilia. Il Dipartimento pesca della Regione siciliana ha infatti approvato un programma rivolto alla valorizzazione della civiltà delle tonnare siciliane che è stato illustrato nel corso di un convegno che si è svolto nella tonnara Florio di Favignana.
La pesca del tonno si praticava in Sicilia già ai tempi di Omero poi continuò con i bizantini e con gli arabi. I normanni nel XII secolo codificarono le norme per regolare i diritti su dove calare le reti. Nell’isola sono presenti 65 tonnare fisse: 16 in Provincia di Palermo, 18 in provincia di Trapani, 4 in provincia di Agrigento, 1 in provincia di Caltanissetta, 2 nel ragusano e infine 12 nel siracusano e nel messinese.
“Il Dipartimento pesca della Regione siciliana – spiega Dario Cartabellotta dirigente generale del Dipartimento pesca
mediterranea della Regione Sicilia – ha approvato il progetto delle civiltà delle tonnare che prevede la ricostruzione del circuito delle tonnare. Il problema non è soltanto di tornare a pescare il tonno ma valorizzare anche le tonnare fisse. A cominciare da quella di Favignana che è nelle condizioni di tornare a pescare il tonno e di essere attrattore turistico. Segue a ruota la tonnara di Vergine Maria a Palermo che non tornerà a pescare il tonno ma può ricostituire il porticciolo per l’attracco delle barche da destinare alla pesca turismo”.
“I tonni in Sicilia – racconta Cartabellotta – venivano a fare il ‘viaggio di nozze’ in Sicilia e nelle nostra acque era garantita la loro riproduzione. La tonnara fissa nel 1865 è arrivata a pescare fino 14.020 tonni. Questa era l’unica ricchezza vera che passava per quella tonnara. Era un’altra stagione. In questi anni le tecnologie di pesca distruttiva, dal dopoguerra in poi, hanno impoverito il Mediterraneo di tonno.
Oggi il Mediterraneo si è ripopolato di questa specie e la richiesta che le comunità fanno a gran voce, a partire da
Favignana, è che la tonnara fissa e la pesca artigianale ritornino a produrre economia”.
Cartabellotta così conclude: “In questi anni si è pensato prevalentemente alla rottamazione delle barche. C’è stato un
cambio di rotta però. L’Unione europea oggi parla di economia costiera, di valore antropologico del pescatore. C’è da
riflettere. La Sicilia non può perdere questa opportunità”.
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