Ha 71 anni ma è ancora un individuo a forte rischio di recidiva: per questo, nonostante l’età avanzata, Alfonso Caruana, indicato dagli inquirenti come il capo della famiglia mafiosa dei Cuntrera e soprannominato “il boss dei due mondi”, deve restare detenuto in regime di custodia cautelare.
Lo ha stabilito il tribunale del riesame di Torino con una decisione confermata dalla Cassazione. Lo scorso 17 febbraio la Corte d’appello del capoluogo piemontese ha condannato Caruana a venti anni di carcere nell’ultima propaggine processuale dell’operazione Cartagine, nata nel 1994 dopo il sequestro di cinque tonnellate di droga a Borgaro (Torino).
Nato a Castelvetrano Selinunte (Trapani), emigrato in Canada negli anni Sessanta, era considerato un personaggio di rilievo del narcotraffico internazionale, con il ruolo di “intermediario con i fornitori in Venezuela e Centro America”. La procura generale di Torino era riuscita a ottenerne l’estradizione dal Canada (dove era detenuto dal 1998) dopo una lunga battaglia giudiziaria.
Il processo subalpino riguarda fatti di oltre vent’anni fa e l’imputato, che in primo grado era stato assolto, è ultrasettantenne (oltre i 70 anni la custodia in carcere in genere non è ammessa), ma i giudici hanno riconosciuto le “eccezionali esigenze cautelari” previste dal codice di procedura.
Nelle ordinanze si parla di “forte propensione alla fuga”, favorita dai suoi legami all’estero, e di “accertata abitualità e professionalità nei rapporti con i contesti dediti ai traffici di stupefacente”.
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