Sequestro di beni nei confronti di Rosario Scalia, 48 anni di Partanna, condannato per un omicidio di mafia. Ad eseguire il provvedimento i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani e della stazione di Partanna. Il decreto di sequestro emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani.
A quanto ammonta l’operazione
Il provvedimento di sequestro beni consiste nel sequestro per equivalente fino a 180 mila euro. Riguarda un bene immobile, terreni, beni aziendali, conti correnti e depositi a risparmio. Scaturisce dalle risultanze investigative che hanno fatto emergere la sperequazione fra beni posseduti e reddito dichiarato da Scalia. Quest’ultimo è stato condannato alla pena di 20 anni di reclusione, con sentenza confermata in appello. L’accusa per lui è di concorso nell’omicidio di Salvatore Lombardo.
La condanna
Rosalia Scalia è stato condannato in appello a 19 anni e 11 mesi di reclusione per un omicidio di mafia. E’ stato riconosciuto colpevole di aver partecipato alla spedizione mortale che costò la vita a Salvatore Lombardo, ucciso a Partanna, nel trapanese, la sera del 21 maggio 2009. I carabinieri della stazione di Partanna e i poliziotti della squadra mobile della questura di Trapani hanno dato esecuzione al provvedimento. Emesso dalla Procura generale della corte d’appello di Palermo ed hanno condotto Scalia in carcere nel maggio dello scorso anno.
Le accuse
Secondo la ricostruzione fatta nel corso dei vari gradi del processo Scalia ha partecipato, in concorso con altri soggetti, all’omicidio di Lombardo. Episodio aggravato dall’aver commesso il fatto “al fine di agevolare l’associazione mafiosa Cosa Nostra”. La vittima era stata raggiunta da due colpi di arma da fuoco calibro 12 mentre era all’interno del bar Smart Cafè a Partanna. Per questo delitto finirono in carcere più soggetti tra mandante ed esecutori. I magistrati, concordando con le risultanze investigative degli inquirenti, hanno stabilito, dopo tre gradi di giudizio, che Scalia ha avuto il compito di informare il mandante dell’omicidio sui precisi spostamenti della vittima. In modo da consentire ai killer di poterlo individuare e uccidere.
La ricostruzione del delitto
Il pm della Dda Piero Padova aveva chiesto la condanna a 30 anni ciascuno per Rosario Scalia e Giuseppe Genna. Scalia sarebbe stato il basista dei killer, Genna avrebbe fornito loro l’auto per fuggire dopo il delitto. L’omicidio fu commesso da Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi, entrambi ora collaboratori di giustizia, condannati separatamente a 16 anni di reclusione. I due si sono autoaccusati dell’omicidio di Lombardo. Sarebbe stato punito per aver rubato un camion carico di merce del supermercato Despar. E all’epoca, gestore “di fatto” del supermercato, era Giovanni Domenico Scimonelli, imprenditore vicino al boss Matteo Messina Denaro che per conto del latitante avrebbe riciclato denaro sporco nella grande distribuzione alimentare.
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