Era stato fermato martedì con l’accusa di omicidio. Oggi, nel corso dell’udienza di convalida del provvedimento cautelare, il 39enne finito in manette ha confessato di avere ucciso Antonio Titone, 51 anni, pregiudicato marsalese ammazzato con un piede di porco nella sua abitazione nel rione di Sappusi.
L’aggressore, da subito sospettato dagli inquirenti – l’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Roberto Piscitello – sarebbe stato individuato grazie alle immagini di alcune telecamere di sorveglianza e alle dichiarazioni di alcuni testimoni che lo avevano visto allontanarsi dalla casa della vittima.
Il 39enne reo confesso è un sorvegliato speciale. Il movente del delitto sarebbe un debito mai pagato da parte di Titone. Il gip ha disposto per l’aggressore la custodia cautelare in carcere.
Chi è l’aggressore
Il fermato si chiama Giovanni Parinello ed accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione. All’udienza di convalida ha partecipato il pm Marina Filingeri.
L’aggresssore si è allontanato dall’abitazione della vittima insieme alla moglie. La donna, interrogata dopo il fermo del marito, ha consentito agli investigatori il ritrovamento degli indumenti sporchi di sangue che Parrinello aveva nascosto insieme a lei immediatamente dopo l’omicidio oltre al portafogli della vittima.
Sempre in casa è stata trovata l’arma: un piede di porco sporco di sangue.
Indagine partita da un paventato furto
Tutto è cominciato lunedì mattina del 26 settembre intorno alle 11.30 quando gli agenti del commissariato di Marsala, giunti sul posto a seguito di una segnalazione di probabile furto in casa, avevano trovato il cadavere riverso a terra di Titone con vistose lesioni al capo. Era subito apparso chiaro che si trattasse di un omicidio. Attraverso un immediato raccordo investigativo tra il personale della polizia di Stato sulla scena del crimine e i militari dell’Arma si diramavano le ricerche di un uomo e una donna visti fuggire da alcuni testimoni dal luogo del delitto.
Descrizioni fondamentali
Grazie alla descrizione, i due venivano rintracciati dai carabinieri della sezione operativa di Marsala e condotti in caserma. I successivi accertamenti degli investigatori dell’Arma e della polizia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Marsala, consentivano così di ritrovare, a circa due chilometri dal luogo dell’omicidio, in campagna, i vestiti verosimilmente utilizzati dai due, ancora sporchi di quelle che sembrano tracce ematiche. Nascosto in un vaso nel pianerottolo di casa del 39enne fermato la possibile arma del delitto, un piede di porco lungo circa 30 centimetri, anch’esso sporco di sangue.
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