Sarebbe nata da una rissa l’inchiesta della Procura di Trapani sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina commesso da una Ong che si occupa del soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia.
La lite scoppiata sulla nave tra membri dell’equipaggio sarebbe stata sedata dalla polizia. Alcuni marinai, sentiti dagli investigatori, avrebbero raccontato di affari illeciti dell’organizzazione. La testimonianza avrebbe fatto partire gli accertamenti.
L’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Tarondo, avrebbe appurato, tra l’altro che l’organizzazione umanitaria sarebbe intervenuta a salvataggio dei migranti senza attendere l’SOS. Su eventuali accordi tra l’Ong e i trafficanti di uomini che gestiscono i viaggi della speranza, però, la Procura di Trapani non avrebbe la competenza a indagare.
Mentre le spetterebbero le indagini su singoli episodi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, a indagare sugli accordi sistematici, sull’esistenza cioè di una associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dovrebbe essere, per legge, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Ieri il presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre, dopo l’audizione dei responsabili dell’Ong Moas, ha reso noto che verrà sentito Ambrogio Cartosio, procuratore facente funzioni a Trapani in attesa dell’insediamento del nuovo capo dei Pm.