“Esistono delle relazioni investigative che ritengono Matteo Messina Denaro morto da anni e altre che lo indicano latitante a Caracas”.
Ad affermarlo, secondo quanto riporta stamani il Giornale di Sicilia – è stato l’ avvocato Luigi Miceli nel corso della sua arringa a difesa di Francesco Guttadauro, nipote del boss di Castelvetrano, imputato nel processo d’ appello scaturito dall’operazione antimafia ‘Eden’ del dicembre 2013.
In primo grado il Tribunale di Marsala il 31 marzo 2015 inflisse 16 anni di carcere a Guttadauro. Ora il Pg Mirella Agliastro ha chiesto la conferma della condanna. A difesa del nipote del boss, l’ avvocato ha sostenuto che “oltre al rapporto familiare che lega l’ imputato a Matteo Messina Denaro, non sono state acquisite agli atti prove dimostrative del fatto che Francesco Guttadauro sia stato organico alla famiglia mafiosa di Castelvetrano”.
Per questo motivo l’accusa di mafia sarebbe infondata perché ricavata “illegittimamente solo dal circuito relazionale e dal vincolo familiare con lo zio e non già da condotte illecite soggettivamente ascrivibili all’imputato”.
E proprio riferendosi alle indagini su Messina Denaro ed alle relazioni investigative l’avvocato ha, poi, precisato che anche i contatti fra Messina denaro e Galatolo non sarebbero possibili visto che il superlatitante sarebbe morto o ancora a Caracas. “Queste relazioni investigative – dice, però, un altro legale – non le abbiamo mai potute leggere. Non sono state mai prodotte in un processo. Probabilmente, sono secretate”.
Il processo riprenderà l’undici luglio con la requisitoria di un altro degli avvocati difensori, Giovanni Castronovo.
Di fatto le ricerche di Matteo Messina Denaro, numero uno dei latitanti più pericolosi secondo la lista italiana continua a tutti i livelli a dimostrazione del fatto che non tutti gli investigatori sono convinti di questa eventualità.
Quello di Matteo Messina Denaro è ormai diventato un vero e proprio mito fra parenti che lo venerano e pagine social nate per difenderne l’onorabilità
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