Sarebbe stato diagnosticato a Castelvetrano, da un medico specialista del paese, il tumore di cui è affetto il boss Matteo Messina Denaro. La procura di Palermo sta indagando per ricostruire tutti i passaggi sanitari e arrivare ai nomi dei professionisti coinvolti nel percorso che, poi, ha portato il capomafia a sottoporsi a due interventi chirurgici: uno di rimozione del cancro subito a Mazara del Vallo nel 2020, l’altro di asportazione delle metastasi alla clinica Maddalena di Palermo nel 2021.
La diagnosi seguita a una colonscopia sarebbe stata fatta a Castelvetrano da un endoscopista. Il capomafia, dunque, all’epoca ricercato numero uno da mezzo mondo, sarebbe tornato nel suo paese per farsi visitare.
I pm dovranno anche verificare se i medici interessati fossero al corrente dell’identità del paziente che, almeno negli ultimi due anni, usava la carta di identità del geometra Andrea Bonafede. La procura non ha dubbi che almeno il medico di Campobello, Alfonso Tumbarello, uno dei professionisti che ha avuto in cura il capomafia ne conoscesse la vera identità. Tumbarello è stato arrestato infatti per concorso in associazione mafiosa e falso ideologico.
“Le sue condizioni sono molto gravi. Non credo che la cella possa essere paragonata ad un ambulatorio medico. Non so se lo stanno curando bene”. Ha parlato per la prima volta con RaiNews24 l’avvocato Lorenza Guttadauro, legale di fiducia oltre che nipote di Matteo Messina Denaro, a proposito del primo interrogatorio avvenuto nel carcere de L’Aquila il 13 febbraio, tra il capo mafioso da lei assistito e il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido che avevano trovato il detenuto “lucido, sereno e con tutte le cure necessarie”, conclude l’intervista di Valeria Ferrante.
“Le condizioni generali del paziente sono buone”. È quanto emerge da fonti sanitarie e carcerarie sullo stato di salute del boss mafioso Matteo Messina Denaro, rinchiuso in regime di 41bis nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Affetto da un tumore al colon, sta combattendo contro il male sostenendo le sedute di chemioterapia in un ambulatorio ad hoc ricavato di fronte alla cella. Replicando ha quanto detto dall’avvocato Lorenza Guttadauro, nipote e difensore dell’ex superlatitante, le stesse fonti sottolineano che quanto riportato dal legale “non corrisponde al quadro clinico”.