“Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”. I carabinieri del Ros hanno ritrovato questa annotazione in mezzo a tante altre nel covo di Campobello di Mazara, il giorno dell’arresto di Matteo Messina Denaro, il 16 gennaio. Ora che il padrino è in fin di vita, in coma irreversibile, con l’alimentazione già staccata e solo l’idratazione, come disposto nel suo testamento biologico, quelle parole sul funerale ritornano di grande attualità. Come riporta “La Repubblica”, in un articolo a firma di Salvo Palazzolo, Messina Denaro.
“Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità”, scrive nelle sue volontà il boss. “Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità”.
Intanto Messina Denaro ha superato un’altra notte,ma è sempre in coma irreversibile per le conseguenze del tumore al colon.
Il 62enne boss mafioso è ricoverato nella cella del reparto per detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, assistito dagli specialisti della terapia del dolore che lo hanno in carico da alcuni giorni dopo la sospensione di qualsiasi terapia oncologica. Al boss è stata sospesa l’alimentazione parenterale per endovena.
Questo anche per rispettare le volontà di Messina Denaro che, nel testamento biologico, ha chiesto espressamente di evitare l’accanimento terapeutico. Il boss si è aggravato ieri pomeriggio per un forte sanguinamento, un collasso e l’occlusione intestinale diventata cronica. I sanitari stanno gestendo la fine dell’ex superlatitante.
Intanto, sia la Direzione sanitaria della Asl dell’Aquila sia le istituzioni, all’erta dall’8 agosto scorso giorno del ricovero, stanno organizzando le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata dalla nipote e legale Lorenza Guttadauro e dalla giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila nello scorso aprile. E in questo quadro sono state rafforzate le misure di sicurezza assicurate da Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza con il sostegno dell’Esercito. Oltre a tanti uomini in borghese che da circa un mese e mezzo presidiano la struttura sanitaria.