Faceva l’insegnante a Pantelleria, nel Trapanese, la presunta favoreggiatrice di Matteo Messina Denaro, il superboss morto nel settembre scorso dopo una latitante lunga 30 anni. Martina Gentile è figlia della compagna di Messina Denaro, accusata di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. E’ stata arrestata oggi dai carabinieri del Ros a Pantelleria dove si trovava per svolgere delle supplenze.
La perquisizione
La donna è insegnante come sua madre Laura Bonafede che, dopo l’arresto, è stata però sospesa. I militari hanno perquisito questa mattina l’abitazione della Gentile che si trova nell’isola. Nei confronti della ragazza, che il padrino latitante considerava come una figlia, la Procura di Palermo aveva già chiesto la custodia cautelare in carcere. Ma il gip non aveva ritenuto che ci fossero indizi sufficienti. Alla luce del nuovo materiale investigativo raccolto dai carabinieri il giudice ha ora disposto per l’indagata gli arresti domiciliari.
Lo scambio di pizzini
Secondo i magistrati Martina Gentile, di cui Messina Denaro in diversi pizzini trovati dopo l’arresto elogiava le virtù, avrebbe gestito lo scambio della corrispondenza del boss, all’epoca latitante. Avrebbe sfruttato il suo rapporto con un altro tramite del padrino, Lorena Lanceri, finita in manette col marito nei mesi scorsi. Lanceri, ritenuta una delle più strette fiancheggiatrici del padrino di Castelvetrano, consegnava alla ragazza i pizzini scritti dal capomafia. A sua volta la Gentile li faceva avere ai destinatari tra i quali sua madre Laura Bonafede. Lo scambio, spesso, avveniva nello studio dell’architetto ed ex assessore all’Urbanistica del Comune di Campobello di Mazara in cui le due donne lavoravano.
Il nome in codice
L’indagata, in codice chiamata da Messina Denaro Tan o Tany, condivideva con il padrino e con gli altri soggetti che interloquivano con lui una sorta di linguaggio cifrato. Era stato ideato per nascondere l’identità delle altre persone coinvolte nella assistenza al latitante e curava le esigenze logistiche del boss. Per i pm la Gentile “è stata quindi uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione ingegnato dal latitante”. Sistema grazie al quale il boss ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede “nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara”. Il gip ha disposto nei confronti della ragazza i domiciliari e non il carcere, come chiesto dalla Procura, perché Gentile è madre di una bimba di tre anni.
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