Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Le cronache ci consegnano un quadro allarmante e desolante che ci permette, a pieno titolo, di parlare di strage delle donne. Ad ogni latitudine, purtroppo, e persino nei Paesi che si considerano più evoluti, le donne vengono ancora minacciate, vessate, perseguitate, uccise.
Abbiamo deciso di dare il nostro contributo al dibattito e alla sensibilizzazione in merito al tema ricordando Marisa Leo, la 39 enne di Salemi uccisa il 6 settembre 2023 dal suo ex compagno.
Marisa era una donna affermata: era responsabile marketing e comunicazione per Colomba Bianca, una delle principali cantine della Sicilia Occidentale. Marisa era bella, consapevole e determinata, e aveva lottato non poco per raggiungere importanti traguardi, non solo per sé ma per tante altre donne che magari non hanno ancora, o non hanno più, la forza di battagliare.
Di Marisa Leo si è detto e scritto tanto. La sua morte ha gettato nello sgomento più profondo non solo amici e familiari, ma tutto il mondo dell’attivismo per la parità dei diritti, nel quale Marisa era conosciuta e stimata.
Noi la ricordiamo attraverso il racconto di Samantha Di Laura, sua amica, e oggi vicepresidente della Marisa Leo Aps, associazione di promozione sociale, costituita nel dicembre 2023.

La Sicilia nel cuore

Samantha Di Laura, consulente di aziende agroalimentari in tutta Italia, è piemontese di origini siciliane, trasferitasi nella nostra isola nel luglio 2007. “La mia – dice – è stata una scelta consapevole dettata dal cuore e dall’amore per questa terra. Ho deciso di vivere a Menfi perché amo profondamente questo luogo e vi sono molte aziende, tante possibilità di crescita e di evoluzione dal punto di vista economico, che ritengo la base da cui partire per lo sviluppo sociale e la tutela ambientale. In Sicilia c’è una natura meravigliosa, ci sono persone perbene che si impegnano ogni giorno. Ho unito le mie competenze professionali al desiderio di riscoprire e frequentare le mie radici, provando nel mio piccolo, e con grande umiltà, a dare una mano per rigenerare il terreno in cui queste radici affondano affinché possano portare a frutti più rigogliosi”.
La Sicilia era profondamente radicata anche nel cuore di Marisa, il suo lavoro incessante e il suo impegno lo dimostrano.

L’associazione che porta il nome di Marisa

Perché è nata l’associazione dedicata a Marisa Leo? La risposta della vicepresidente è immediata: “Non ci siamo rassegnati al fatto che Marisa ‘finisse’ il giorno della tragedia. Non volevamo che restasse un ricordo solo per noi amici stretti e familiari. Marisa ormai, e non potrebbe essere diversamente, è associata al suo sorriso. Abbiamo lasciato che il suo sorriso ci guidasse. Abbiamo voluto costituire l’associazione partendo da ciò che Marisa era: una donna molto attiva per quanto riguarda il contrasto alla violenza sulle donne attraverso l’affermazione della parità di genere.
La sua lotta si concretizzava anche tramite le Donne del Vino. Da un’idea di Marisa e di due sue amiche è nato il format DxD: Calici di Vita, un’alleanza tra produttrici e socie della sezione regionale dell’associazione e i ristoratori per sostenere i centri di aiuto alle donne vittime di violenza dell’isola. Si tratta di pranzi solidali durante i quali Le Donne del Vino donano delle bottiglie che vengono messe all’asta, il ricavato è destinato alle associazioni che operano attivamente sul territorio contro la violenza di genere. Marisa molto probabilmente era sensibile a questo argomento proprio perché viveva una situazione pericolosa di cui noi tutti eravamo consapevoli, ma che abbiamo purtroppo sottovalutato. Si pensa sempre che alcune cose non ci tocchino da vicino o non debbano accadere a noi, e poi un giorno ci rendiamo conto che non è così”.

La lotta gentile di Marisa

In che modo Marisa ha lottato per l’affermazione dei diritti delle donne? “La sua – dice Di Laura – è stata una lotta gentile, come lei. Aveva dalla sua parte la forza della gentilezza. Marisa non ha mai alzato la voce ma era molto tenace nell’affermare quello che era, il suo diritto a vivere la vita come voleva, a difendere la sua essenza, e a non sminuirla né per convenzioni sociali né per regole familiari, né, come nel suo caso, di fronte ai ricatti che potevano provenire da un uomo”.

L’obiettivo dell’associazione

Marisa era una donna molto amata, e grazie al suo lavoro, ma non soltanto, aveva numerose connessioni in Italia e all’estero. “Con la sua grazia – aggiunge Di Laura – ispirava fiducia. Era un piacere vedere la Sicilia rappresentata da Marisa, dalla sua eleganza”.
L’obiettivo della Marisa Leo Aps è dunque raccogliere e trasmettere il patrimonio e l’eredità morale di Marisa sostenendo vittime e associazioni che si occupano di violenza di genere. Tutto ciò viene perseguito attraverso alcune azioni: il sostegno alle fasce più deboli, la formazione per una maggiore consapevolezza, la prevenzione della violenza con azioni concrete, la narrazione della storia di Marisa e l’impegno quotidiano per una società più equa.
“Molte associazioni che si occupano di donne vulnerabili e di violenza – precisa Di Laura – sono private e vivono di fondi privati o della generosità degli associati. La possibilità di assumere una psicologa o un avvocato per l’assistenza legale alle donne, o di mettere a disposizione delle stesse, per esempio, un appartamento in cui possano rifugiarsi, dipende solo dalle donazioni. Tutto questo è per me inconcepibile e credo che sia necessario lavorare ancora molto per tutelare veramente le donne”.

La borsa di studio

Tra le finalità dell’associazione anche l’istituzione di una borsa di studio per le donne vittime di violenza che permetterà loro di voltare pagina, affrancarsi dal proprio passato di soprusi e crescere anche professionalmente.
Del consiglio direttivo della Marisa Leo Aps fanno parte la madre di Marisa – presidente dell’associazione – Antonina Cammarata, Samantha Di Laura in qualità di vicepresidente, gli amici di Marisa, cioè Giovanna Caruso, Federica Fina, Mattia Filippi, Roberta Urso – delegata regionale de Le Donne del Vino -, e Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca.
“Siamo tutti legati – specifica Di Laura – al mondo del vino che Marisa amava tanto. Dopo la sua morte ci siamo ritrovati a chiederci ‘cosa facciamo adesso che Marisa ci manca?’. Non potevamo fare altro che portare avanti la sua battaglia”.

Il lutto e la forza necessaria ad andare avanti

Come hanno fatto gli amici di Marisa ad andare oltre il lutto, a intravedere una possibilità di azione anche quando il dolore sembra prevalere su tutto? “All’inizio – ricorda Di Laura – il nostro era dolore allo stato puro e provavamo molta rabbia. Abbiamo trovato la forza proprio negli insegnamenti di Marisa. Io e lei parlavamo spesso del dolore, di qualunque tipo. Non posso dimenticare le sue parole: ‘Samantha, il dolore ha senso solo se ci permette di diventare persone migliori’. Ci siamo chiesti cosa avrebbe fatto Marisa al nostro posto. Non si sarebbe data per vinta. Anche noi non ci siamo arresi al dolore”.

La gratitudine

C’è una parola, ci dice ancora la vicepresidente dell’associazione, che racconta e sintetizza meglio di qualunque altro termine ciò che Marisa era, e cioè gratitudine.
“Marisa era sempre grata – aggiunge Di Laura –, persino per il dolore perché ci permette di diventare persone migliori. Il dolore per una perdita non sparirà mai, però il dolore può essere un uragano devastatore oppure un concime, può dare vita a nuovi alberi e frutti. Noi abbiamo voluto che da tutto quel dolore nascesse ancora qualcosa. Ci siamo concentrati, appunto con gratitudine, sul grande privilegio di aver potuto vivere insieme a Marisa. Sarebbe stato peggio non conoscerla.
La sua morte è ancora dura da mandare giù. Si dice che il tempo lenisce il dolore, chissà. Il nostro è ancora tanto, e probabilmente ci vorrà altro tempo”.
Gli amici di Marisa si sono fatti forza in sua memoria e sono andati avanti. “Abbiamo – racconta ancora Di Laura – una grande motivazione, determinata da più fattori. Intanto il nostro pensiero è rivolto anche alla figlia di Marisa. Quando sarà grande si girerà a guardare indietro, vedrà tutte le cose fatte da sua madre e nel nome di sua madre e sarà, senza dubbio, orgogliosa di lei e felice.
E poi pensiamo alle donne che vogliono farcela e a quante purtroppo non ce l’hanno fatta.
Tutte donne forti, ‘abbattute’, e non uso a caso questo termine, nel momento in cui hanno detto basta, proprio quando hanno rivendicato la propria libertà, i propri diritti, quando hanno deciso di lottare.
Ciascuna ha la propria storia, ma sono in realtà tutte donne forti, così forti che chi le voleva fermare, per riuscire nel proprio vile intento, ha deciso di abbatterle”.

L’insegnamento più importante

Chiediamo quale è l’insegnamento più importante di Marisa Leo, cosa ricordano maggiormente di lei coloro che l’hanno amata. Di Laura si ferma a riflettere: “Non è facile rispondere perché Marisa ci ha insegnato tanto. Oltre alla gratitudine ci ha donato, con la sua vita, un esempio da seguire.
Ci ha fatto capire che bisogna assolutamente scoprire chi si è davvero e poi esserlo. Non si tratta tanto di conoscere se stessi, ma di diventare chi siamo realmente. Sembra filosofia ma non lo è, e mi rendo conto che è necessaria una certa dose di coraggio.
Fin da piccoli, ognuno di noi viene instradato ad essere qualcosa che forse non è veramente: dalla famiglia, dagli amici, dalla società. Marisa ci ha dimostrato che non si può barattare ciò che siamo per nulla al mondo, neanche per amore, neanche per ottenere il consenso, meno che mai per denaro.
Dire ‘no’ a chi vorrebbe che passivamente dicessimo ‘sì’ non è semplice. Lei però lo ha fatto”.

“La mia essenza non è merce di scambio”

C’è una frase di Marisa Leo diventata celebre: “La mia essenza non è merce di scambio”. È quanto disse proprio a Samatha Di Laura durante una conversazione telefonica, una sera in cui da amiche si ritrovarono a parlare per raccontarsi la giornata: “In quel momento Marisa voleva sfogarsi, io a sentirle pronunciare queste parole la fermai e le segnai su un foglio di carta. Questo suo modo di esprimersi forte e allo stesso tempo delicato mi colpì molto. Questa frase dice tutto di lei. Perché talvolta qualcuno, chi non capiva appieno il suo modo di fare, le diceva di essere ‘troppo’: troppo libera, troppo alternativa, troppo esigente nei rapporti con le persone. Lei ha fatto vedere agli altri chi era e chi voleva essere con grande convinzione e tenacia, e aveva anche sofferto per affermare il proprio modo di essere”.

La violenza e il rispetto

L’associazione Marisa Leo punta a diventare sempre più incisiva attraverso un concetto chiave.
“Con Marisa – conclude la vicepresidente – lottavamo molto anche per il cambiamento del linguaggio relativo alle donne. Per noi amici di Marisa la chiave di volta è proprio il rispetto, ma è solo dal rispetto per se stessi che nasce il rispetto per gli altri, per la vita in generale, perché no, per l’ambiente. E dove c’è rispetto non c’è violenza. Credo sia gravissimo che nella lingua italiana, e non solo, sto facendo delle ricerche a tal proposito, non esista un termine contrario alla parola violenza. Esistono guerra e pace, bello e brutto, bianco e nero, alto e basso: cioè per ogni parola è possibile individuare il contrario, ma non per la parola violenza. Vuol dire che noi non conosciamo il contrario della violenza. Ma la violenza non è qualcosa di ineluttabile o inevitabile. Possiamo combatterla con il rispetto. Ed è il rispetto che Marisa ci ha insegnato a dare un senso a quello che stiamo facendo, a lenire un po’ il dolore. Il logo della nostra associazione è una stella: quella stella è Marisa, la sua luce continua a guidare e illuminare i nostri passi”.