Dai primi approfondimenti investigativi, a seguito del blitz del 31 maggio durante il quale è morto il maresciallo dei carabinieri, è emerso che i militari dell’Arma, impegnati in un servizio di osservazione, notando la presenza di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta, decidevano di avvicinarsi agli stessi al fine di verificare cosa stessero facendo.
Giunti a circa 60 metri dai soggetti, accendevano le torce in dotazione e si qualificavano come Carabinieri, provocando una repentina reazione a fuoco che determinava prima il ferimento e poi la morte del maresciallo Mirarchi.
“Ulteriori dati investigativi raccolti,- si legge in una nota del procuratore facente funzioni di Marsala Anna Sessa – consentono di delineare il coinvolgimento nella vicenda di un gruppo organizzato di criminali, i quali erano intenti ad asportare la canapa afgana coltivata all’interno di alcune serre di contrada Ventrischi di Marsala e che, scoperti, non hanno esitato a reagire con le armi”.
“Le attività – aggiunge il procuratore Sessa – sinora svolte non consentono di ipotizzare un collegamento tra quanto verificatosi in contrada Ventrischi ed il ritrovamento effettuato circa 10 giorni fa sempre dalla Compagnia Carabinieri di Marsala in contrada Ferla di Mazara del Vallo di un’altra piantagione di canapa indiana; tra le due contrade peraltro vi è una distanza di circa 10 chilometri. Su quest’ultimo episodio ci sono ancora indagini in corso”.
Intanto, stamane alle 11 si terranno i funerali di Mirarchi nella Chiesa Madre intitolata a San Tommaso di Canterbury, alla presenza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale di corpo d’armata Tullio Del Sette.
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