I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA – ordinanza 14 esponenti alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni.
Gli arrestati nell’operazione Cutrara sono Francesco Domingo, 64 anni Castellamare del Golfo, Diego Angileri, 83 anni di Marsala (domiciliari), Felice Buccellato, 79 anni di Castellamare del Golfo (domiciliari), Rosario Antonino Di Stefano, 51 anni, di Castellammare del Golfo, Camillo Domingo, 63 anni, di Castellamare del Golfo, Daniele La Sala, 40 anni, di Castellamare del Golfo, Salvatore Mercadante 35 anni di Castellamare del Golfo, Maurizio Gaspare Mulè di 54 anni di Castellamare del Golfo, Antonino Sabella, 63 anni di Castellamare del Golfo, Sebastiano Stabile, 73 anni di Castellamare del Golfo (domiciliari), Francesco Sabile, 61 anni, di Castellamare del Golfo, Carlo Valenti, 42 anni di Castellamare del Golfo, Francesco Virga, 50 anni di Trapani. Il provvedimento era diretto anche nei confronti di Benedetto Sottile che però è deceduto nel 2018.
L’operazione ha visto impegnati impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi. In corso anche decine di perquisizioni.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015.
La famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere.
La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie che proprio in Sardegna, a loro avviso, si sarebbero resi responsabili di gravi maltrattamenti contro i detenuti al regime di cui all’art. 41 bis o.p.
Addirittura a Domingo era stata rimessa l’organizzazione di un incontro (poi effettivamente avvenuto, così come giudiziariamente ricostruito nella citata sentenza) fra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, all’epoca entrambi latitanti, incontro in cui erano state assunte le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese.
Le indagini dei Carabinieri hanno dimostrato che, anche dopo aver scontato la lunga pena detentiva, Domingo sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti.
La carica rivestita da Tempesta era riconosciuta unanimemente anche dalle articolazioni di Cosa Nostra: veniva infatti interessato da Francesco Virga, vertice del mandamento mafioso di Trapani, già tratto in arresto nell’operazione dei Carabinieri Scrigno e oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa ed estorsione, per costringere, in concorso con l’arrestato Diego Angileri, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala.
Ma l’autorità e il ruolo di Francesco Domingo, come autorità di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi, era riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America ove come noto si sono da tempo insediate e sviluppate “cellule” di Cosa Nostra.
Numerose sono state infatti le visite, intercettate dalle microspie e telecamere dei Carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa Nostra oltreoceano. Ma i mafiosi americani chiedevano anche a Domingo l’autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America.
Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa Nostra statunitense Domingo incontrava, riservatamente nell’estate del 2018, anche il boss di Sciacca (Ag) Accursio Dimino, poi arrestato nel novembre dello scorso anno, e successivamente i suoi emissari.
La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo è però molto attiva anche nel territorio di competenza acquisendo la gestione diretta e indiretta ed il controllo delle attività economiche, realizzando gli atti intimidatori nonché, per quanto riguarda gli affiliati tratti in arresto Camillo Domingo, Salvatore Meecadante, Sebastiano Stabile e Carlo Valenti, commettendo i così detti delitti-scopo dell’associazione.
Ne è un esempio la commissione di numerose estorsioni nei confronti soprattutto di imprenditori agricoli ed edili che costringevano, mediate minaccia o violenza, a versare somme di denaro destinate al soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze dell’organizzazione mafiosa.
Ma Domingo era, come nelle migliori tradizioni mafiose, il referente degli affiliati per la risoluzione delle controversie interne alla stessa famiglia. Accadeva così che il capomafia interveniva nel corso di una tentata estorsione perpetrata dall’arrestato Gaspare Maurizio Mulè, affiliato vicino alla fazione opposta al Domingo, nei confronti di un imprenditore di Castellammare del Golfo dal quale pretendeva la somma di 3.000 euro come risarcimento per un licenziamento.
Ancora il Domingo veniva interessato per il recupero di mezzi agricoli rubati ai danni di imprenditori agricoli della zona o per l’affidamento di lavori privati ad imprese vicine alla famiglia che così potevano foraggiare la cassa comune e provvedeva al sostentamento degli affiliati detenuti.
Nell’ambito dell’operazione sono stati inoltre denunciati per vari reati, tutti aggravati dall’aver agevolato Cosa Nostra, altre 11 persone.
I Carabinieri, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, stanno perquisendo anche l’abitazione e l’ufficio del Sindaco di Castellammare del Golfo, il quale è stato destinatario di informazione di garanzia e invito a rendere interrogatorio innanzi all’Autorità Giudiziaria.
“Ho piena fiducia nella Magistratura afferma il sindaco di Castellammare del Golfo Nicolò Rizzo -, e nel lavoro delle Forze dell’ordine. Sono sereno. Sono assolutamente disponibile ad essere sentito immediatamente dalla Magistratura per chiarire la mia posizione poiché ho sempre operato con la massima trasparenza”.
E’ inoltre indagato anche un ex consigliere comunale di Castellamare del Golfo che aveva chiesto a Domingo di attivarsi per il recupero di un mezzo agricolo che gli era stato rubato, nonché un avvocato, ex consigliere Comunale di Trapani, che aveva concorso con Domingo e Francesco Virga nella estorsione ad un imprenditore agricolo.