I lettere, o “pizzini”, ricevuti dall’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino e attribuiti al boss Matteo Messina Denaro sono stati realmente scritti dal boss. Lo ha accertato la criminalista Katia Sartori, che su incarico della moglie dell’ex sindaco ha effettuato una perizia calligrafica. Ad essere effettuato uno studio e la comparazione di cinque diversi documenti inviati dal capomafia alla sorella Rosalia, ad Antonio Vaccarino e ai boss Lo Piccolo. Gli avvocati Baldassare Lauria e Giovanna Angelo, ex difensori di Vaccarino, sostengono che sia “assolutamente inverosimile che Matteo Messina Denaro avesse bisogno di qualcuno che scrivesse al suo posto persino per le lettere inviate dallo stesso ai familiari”.
La tesi dei legali
Lauria e Angelo partono dall’ipotesi, spesso avanzata, che l’allora latitante si servisse di un’altra persona per la sua corrispondenza. Ecco perché restano scettici in seguito all’esito delle conclusioni della consulenza. “I contrassegni particolari riscontrati analogamente in tutti i documenti analizzati – si legge nelle conclusioni della consulenza – sono caratteristici dei singoli individui. A differenza dei connotati salienti, sono personali e riconducibili ad un particolare soggetto e solo allo stesso riferibili”.
La vecchia consulenza
Una consulenza tecnica, richiesta dalla magistratura, in passato aveva escluso la riferibilità a Matteo Messina Denaro delle missive inviate ad Antonio Vaccarino. Consulenza che fu fatta durante il periodo in cui Vaccarino collaborava con il Sisde con l’obiettivo di arrivare alla cattura del latitante. “Oggi, con la comparazione di più scritti inviati a più soggetti – affermano gli avvocati Lauria e Angelo – possiamo escludere che a Vaccarino scrivesse una persona diversa. Questo ci permette di poter scardinare le teorie complottiste e le fantasie di presunti testimoni”.
Il “politico dei misteri”
Vaccarino morì nel 2021 a causa di complicanze legate al covid 19. In carcere l’ex sindaco, politico dei misteri coinvolto in affari di mafia, massoneria, spionaggio, era finito nuovamente nell’aprile 2019. In primo grado venne condannato a sei anni perché avrebbe ricevuto da un colonnello dei carabinieri in servizio alla Dia di Caltanissetta uno stralcio di una intercettazione. E l’ex sindaco, a sua volta, l’avrebbe girato a Vincenzo Santangelo, titolare di un’agenzia funebre, con una vecchia condanna per mafia.
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