Accogliendo il ricorso della Procura di Palermo, la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale del riesame che aveva disposto la scarcerazione dell’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, arrestato ad aprile con l’accusa di favoreggiamento aggravato alla mafia.
Vaccarino è coinvolto in una indagine che ha svelato una rete di talpe tra ufficiali dell’Arma che avrebbero passato informazioni segrete su inchieste a carico del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Oltre a Vaccarino, furono arrestati l’ufficiale dei carabinieri Alfio Marco Zappalà, accusato di rivelazione di notizie riservate, e l’appuntato Giuseppe Barcellona, che risponde di accesso abusivo al sistema informatico.
Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappala’, funzionario della Dia di Caltanissetta, un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Non e’ accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un possibile covo di Messina Denaro. Zappala’ a sua volta avrebbe girato l’intercettazione all’ex sindaco di Castelvetrano Vaccarino che l’avrebbe data al boss Vincenzo Santangelo, condannato per mafia in passato in un processo in cui era imputato anche l’ex sindaco.
Barcellona avrebbe ammesso davanti al gip di avere consegnato al suo ex superiore Zappala’ il verbale, sostenendo di averlo fatto perche’ lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia. Zappala’, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perche’ dai pm di Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del ’92 in cui il capomafia e’ imputato.
Zappala’ ha chiesto il processo abbreviato, mentre le posizioni di Vaccarino e Barcellona sono al vaglio del gup. Secondo i giudici del Riesame, la cui decisione è stata cassata dai magistrati romani, non ci sarebbe stata la prova dell’intenzione di Vaccarino di favorire il boss.