E’ stato inaugurato a Gibellina lo scorso 24 maggio il Museo del Grande Cretto, dedicato all’omonima opera di Land Art realizzata da Alberto Burri in loco.
Il nuovo museo sorgerà all’interno dell’ex Chiesa di Santa Caterina rimasta indenne dal terremoto del 1968. Voluto dall’Amministrazione comunale guidata da Salvatore Sutera e ideato e curato dall’Assessore alla Cultura Tanino Bonifacio, il Museo del Grande Cretto conserva al suo interno fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi dell’opera di Burri.
Tre le sezioni tematiche che compongono il percorso museale: Gibellina prima del terremoto del 1968, Dalla tragedia alla rinascita e Nascita del Grande Cretto e i suoi progetti. Il tutto si conclude con la proiezione di due opere dedicate al Grande Cretto: quella di Petra Noordkamp, presentata nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri The Trauma of Painting, e il cortometraggio Alberto Burri, la vita nell’Arte di Davide Gambino e Dario Guarneri e prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo.
Invitato dall’allora sindaco Ludovico Corrao a contribuire alla ricostruzione del paese a Burri venne l’idea di realizzare – su scala ambientale – uno dei suoi Cretti, ovvero superfici monocrome che l’artista lasciava essiccare al sole. Nel 1981, prende il via l’opera dal fortissimo impatto emotivo: un enorme sudario di cemento bianco su cui poi l’artista ha ricostruito la pianta del paese trasformando le strade in solchi, dando vita così a una sorta di labirinto di oltre 80mila metri quadrati.
Qui di seguito il ricordo in presa diretta di un emozionatissimo Burri (Città di Castello, 1915 – 1995) di fronte al disastro di allora.
“Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”.
Commenta con Facebook