Chissà cosa avrà pensato Gian Antonio Stella, lui così nordista, passeggiando in città la scorsa settimana osservando la spazzatura che da settimane ha invaso le strade di Trapani, per scrivere il bel pezzo di colore sul Corriere della Sera dedicato a queste amministrative che domenica vedranno compiersi il primo verdetto. Perché di questo i trapanesi si lamentano oggi, rassegnati, passata l’ondata mediatica che li ha sbalzati su tv e giornali nazionali, tra arresti a orologeria e susseguenti scarcerazioni. La spazzatura “tout court”, perché la differenziata è una sconosciuta in città, e c’è chi questo lo imputa ancora a Fazio, non più sindaco in verità da 5 anni, a riprova di come l’attuale sindacatura dell’ex generale dei Carabinieri Vito Damiano, sia già svanita tra le nebbie dell’oblio. Ma per Damiano, presto abbandonato dei suoi principali sponsor, il senatore Tonino D’Alì e il deputato regionale Mimmo Fazio, amministrare in solitudine in questi anni non è stato semplice.
E mentre Beppe Grillo, giunto brevemente in città mercoledì scorso, loda Ryan Air, finanziata a suon di milioni pubblici per mantenere le sue tratte su Trapani Birgi, ma non parla di mafia, la città rotola in basso, con la Biblioteca Fardelliana, l’istituzione culturale un tempo orgoglio dei trapanesi, dove hanno soggiornato generazioni di studenti, che si avvia al suo triste destino di chiusura. Con la ferrovia per Palermo, la vecchia “via Milo”, sospesa da anni, mentre per percorrere i 90 km per raggiungere il capoluogo di regione l’unico trasporto pubblico è il bus della Segesta, anch’esso finanziato dalla Regione, che collega (ma ci vogliono quasi due ore) il porto di Trapani alla stazione centrale di Palermo. Dei trasporti veloci marittimi –anche questi finanziati dalla Regione – si è detto fin troppo con l’inchiesta “Mare Monstrum”, a riprova di come l’imprenditoria trapanese, ma più in generale quella siciliana, sia tale solo se “assistita” dal pubblico, invece che dal libero mercato.
Ma anche i pescatori trapanesi, antico e ultimo piccolo polmone produttivo di una città solo di servizi, vivono, insieme alla marineria, un momento drammatico, appena sfrattati dal mercato ittico dal comune, che non è in grado nemmeno di tenere puliti e igienici quegli spazi all’aperto.
Già, Grillo: il luogo scelto per il suo comizio, la piccola piazza stazione, in controtendenza alle tradizionali piazze Garibaldi e Scarlatti (negli anni ’70 traboccanti di folla per Almirante), era mezza vuota, ma si potrebbe parafrasare quanto si diceva del leader missino per attendersi, al contrario, stavolta “piazze vuote e urne piene” per i pentastellati. Grillo ha anche lasciato intendere, a mo’ di battuta, cosa fare se al ballottaggio non dovesse giungere il loro Marcello Maltese: meglio uno al soggiorno obbligato, che uno corrotto. Sintesi politica un po’ grossolana, visto che per il senatore D’Alì vi è solo una richiesta di obbligo di soggiorno (in città), dopo l’assoluzione definitiva dal processo per concorso esterno in associazione mafiosa, da parte della procura palermitana, che il tribunale di Trapani discuterà a luglio, mentre per il deputato regionale non siamo ancora nemmeno nella fase della richiesta di rinvio a giudizio. Per questo Fazio, dopo la fine dei domiciliari, ha confermato l’intenzione di continuare a correre per la sindacatura volando al suo comitato elettorale, tra una folla di abbracci e selfie, come una star. In una lettera aperta ai trapanesi ha scritto: “Sarebbe molto più comodo per me, per i miei familiari, farmi da parte per potere, anche in modo più sereno, difendermi dalle accuse che mi vengono rivolte. Ma non abbandono la mia Città…”.
Augurandogli di dimostrare l’infondatezza delle gravi accuse, però, per il bene della sua città avrebbe dovuto fare esattamente il contrario: stare fermo un giro e appena libero da quel peso tornare nell’agone politico.
Come il presidente del consiglio comunale uscente, Peppe Bianco, già trent’anni fa assessore comunale craxiano, oggi candidato capolista di una delle liste a sostegno del PD Piero Savona. La fine di una stagione, quella della prima repubblica, in cui gli arresti di sindaci e amministratori comunali trapanesi erano all’ordine del giorno. L’ultimo sindaco arrestato è stato però, nel 2001, Nino Laudicina, ex PPI e CCD, e lo sostituì per breve tempo il vice sindaco Marisa La Torre, vedova del giudice Ciaccio Montalto ucciso dalla mafia. Era stata indicata da AN, ma si trattava allora di un’altra destra, quella dei Dino Grammatico (morto nel 2007), dei Michele Rallo (nel 2005 ha lasciato la politica per gli studi storici), dei Nicola Cristaldi (dal 2009 dedicatosi a tempo pieno solo all’azione amministrativa nella sua città, Mazara del Vallo).
Tornando a Savona la sua campagna ha avuto solo un sussulto, quando ha polemizzato con D’Alì perché questi è favorevole all’abolizione degli Iacp, visto che secondo lui “consentirebbe di risolvere evidenti problemi di degrado degli immobili che andrebbero nella responsabilità diretta dei comuni”. Curiosamente Savona, dipendente regionale, è il dirigente responsabile dello IACP di Trapani, incarico di rilievo che anni fa portò all’ARS il forzista Nino Croce, e ha visto questa dichiarazione come un attacco personale. Non è piaciuto al piddino nemmeno che D’Alì abbia segnalato al Garante uno “spot elettorale fuori luogo” di Savona, annuncio bollato da quest’ultimo come un “tentativo di censura”.
Mentre Fazio, a riprova del suo carattere “collerico”, ha dichiarato di querelare un giornalista/fiduciario dell’ANPI di Trapani (città dove nel 1943/44 in verità l’unica “Resistenza” fu quella filofascista dei giovanissimi Dino Grammatico e Maria D’Alì, che furono arrestati e incarcerati dagli Alleati) reo di aver scritto in un sito locale di un “appello della Procura trapanese, contro la revoca dei domiciliari” per il deputato regionale da parte del Gip, che non si è verificato, e proseguito con uno scambio d’accuse su fatti personali quando i due erano uno sindaco e l’altro dipendente comunale. Bagatelle, con gli stessi addetti ai lavori rimasti esterrefatti.
Il senatore D’Alì, che aveva predisposto tutta la sua campagna elettorale delle “100 idee per Trapani” per l’apoteosi finale con al suo fianco Berlusconi nel comizio finale, si è dovuto accontentare solo di un più banale messaggio video con il leader maximo. Resta l’avv. Giuseppe Marascia, a capo di una lista civica, l’unico tra gli altri candidati sindaco e chiedere a D’Alì e Fazio di ritirarsi. Marascia si era candidato alle regionali del 2012 nella lista “Rivoluzione Siciliana” di Cateno De Luca e Martino Morsello, e aveva ottenuto qualche centinaio di voti in provincia. Oggi è sostenuto da Antonio Ingroia: un bel salto.
Siamo ormai a poche ore dal voto. Ultimo giro di giostra i cinque candidati per cercare di raccogliere gli ultimi consensi ma gli indecisi che, in questa rutilante campagna elettorale, dovrebbero essere così tanti da formare un esercito. E ora ciascuno guarda fremente la collina sperando di intravedere il polverone che riveli con chi alla fine questi si schiereranno. Ma anche il vincitore di questa battaglia stavolta potrebbe non essere certo di potersi cingersi il capo d’alloro.
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