L’ex senatore alcamese Nino Papania si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Trapani, Massimo Corleo. L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di 9 milioni di euro e coinvolge 24 indagati, accusati di aver utilizzato gli enti di formazione come un “bancomat” per spese personali e come strumento per favorire il cambio di partito di avversari politici.
Il silenzio degli altri indagati
Anche altri due indagati, Mario Castelli e Filippo Tilotta, hanno scelto di non rispondere al GIP. Castelli, figura di riferimento di Ires, ente collegato al presunto sodalizio di Papania, Manfredi Vitello, Ignazio Chianetta e Angelo Rocca, è stato raggiunto da un divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo. Tilotta, presidente del Cesifop, altro ente riconducibile a Papania, la cui carica è stata definita “fittizia” dal gip, ha ricevuto un divieto temporaneo di esercitare impresa o ricoprire uffici direttivi. Anche Ignazio Chianetta, ex allenatore di calcio e politico, si era avvalso della facoltà di non rispondere in un precedente interrogatorio.
Sequestri e misure cautelari
Il gip ha disposto i domiciliari per Papania (già in carcere da settembre), il divieto di dimora per Castelli e il divieto di esercitare impresa o uffici direttivi per Tilotta. Sono stati disposti sequestri preventivi per 714 mila euro a carico di Papania, Tilotta, Vitello e Cesifop di Palermo; 232 mila euro a carico di Rocca e 50 mila euro a carico di Castelli o all’ente Ires. L’Associazione Tai è il terzo ente coinvolto nell’inchiesta.
Frode all’UE e corsi di formazione fantasma
Gli indagati sono accusati di aver ottenuto indebitamente oltre 8,7 milioni di euro di finanziamenti europei destinati a corsi di formazione e progetti sociali, molti dei quali, secondo l’accusa, sarebbero rimasti solo sulla carta. L’accusa è di frode all’UE, e l’inchiesta coinvolge anche la Procura europea. Gli enti coinvolti attendevano inoltre un’ulteriore tranche di finanziamenti europei pari a 2,5 milioni di euro.
Il sindaco di Marsala ribadisce la sua integrità
Il sindaco di Marsala, Massimo Grillo, interviene sulla vicenda, ribadendo la propria estraneità ai fatti e sottolineando il suo impegno per la legalità e la trasparenza nell’azione amministrativa. Grillo afferma di aver sempre rifiutato compromessi e di aver agito in modo libero da pressioni e condizionamenti, anche a costo di perdere la maggioranza in Consiglio comunale
Commenta con Facebook