Un bene confiscato diventerà centro aggregativo per i giovani e gli anziani a Erice, nel Trapanese. Si è svolta la consegna e l’inaugurazione della nuova sede sociale dell’associazione socio culturale “Insieme per Ballata”. L’associazione vincitrice di un bando comunale per l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia, si è aggiudicata l’ex supermercato Despar. L’attività venne sequestrata nel 2013 all’imprenditore castelvetranese Giuseppe Grigoli, ritenuto prestanome di latitante Matteo Messina Denaro.
Saranno realizzati laboratori
Alla cerimonia hanno preso parte la presidente dell’associazione Maria Bonello, l’assessore di Erice Paolo Genco, il comandante della stazione di Fulgatore dei carabinieri Giuseppe di Prima e il parroco Toni Adragna. La struttura sarà culla per centro di aggregazione giovanile e di ritrovo per gli anziani, saranno svolti laboratori sulla legalità, sulla riscoperta e valorizzazione delle antiche tradizioni, servizi essenziali per la comunità ballatese che nonostante la diminuzione demografica, riesce a fare aggregazione.
Il precedente
Non è il primo bene di Grigoli che ad Erice viene assegnato. Nel 2017 venne assegnato dal Comune un immobile che ospitava un supermercato in via convento San Francesco di Paola a Casa Santa. Fu destinato ad una cooperativa appositamente costituita da tre ex dipendenti del gruppo 6 Gdo, l’azienda confiscata a Giuseppe Grigoli, braccio destro economico del boss latitante Messina Denaro. La Coop, Cdr Group, contava a suo tempo come da progetto di assumere otto unità lavorative. La nuova attività commerciale è stata operativa in un paio di mesi dall’assegnazione del bene.
L’impero di Grigoli
Grigoli oggi è un collaboratore di giustizia. Nel 2013 beni mobili e immobili per un valore di oltre 700 milioni furono confiscati dalla Direzione investigativa antimafia all’imprenditore di Castelvetrano, 73 anni, indicato dagli inquirenti come uomo di fiducia e prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro. Il provvedimento definitivo di confisca del patrimonio fu emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani. I sigilli riguardarono 12 società, 220 fabbricati tra palazzine e ville, e 133 appezzamenti di terreno per un totale di 60 ettari. Un “tesoro” che, secondo gli investigatori, sarebbe stato frutto di proventi illeciti e di riciclaggio di denaro sporco.
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