Prende a pugni i carabinieri che volevano soltanto tranquillizzarla. Donna arrestata in un bar di Trapani. Prima ha minacciato senza alcun motivo il titolare dell’esercizio commerciale e poi se l’è presa con gli uomini in divisa.
L’accusa
I carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Trapani hanno arrestato una giovane di 39 anni. L’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale. I militari dell’Arma sono intervenuti in seguito ad una segnalazione dalla locale centrale operativa.
Il trambusto al bar
La segnalazione indicava un bar della città. Qui la donna avrebbe minacciato di morte il titolare dell’attività commerciale senza alcun valido motivo. La 39enne era in evidente stato di agitazione e per questo i carabinieri hanno cercato anzitutto di riportarla alla calma. Ma si è innescata alla fine la reazione del tutto opposta.
L’aggressione
Al tentativo dei carabinieri la donna avrebbe risposto con estrema violenza, colpendoli ripetutamente con calci e pugni. E’ stata proprio la presenza di militari dell’arma che hanno ulteriormente mandato in escandescenze la 39enne. I carabinieri hanno dovuto quindi immobilizzare la donna, arrestandola. Per lei, a conclusione dell’udienza di convalida, è arrivata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio di Trapani e il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione durante le ora notturne.
L’altro episodio di violenza
Nei mesi scorsi i carabinieri di Mazara hanno arrestato per i reati di evasione, violenza e minacce a pubblico ufficiale un 48enne, G.G., sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. In quel caso i carabinieri sono giunti in uno stabile nel centro cittadino dove l’uomo, in evidente stato di alterazione psicofisica, minacciava di morte la famiglia convivente. Alla vista dei militari dell’Arma, dopo aver pronunciato gravi minacce, tentava la fuga ma è stato bloccato. Portato in caserma ha continuato a danneggiare, con calci e pugni, alcune porte della struttura, motivo per il quale veniva pure denunciato per danneggiamento aggravato. Il figlio dell’arrestato, in evidente stato di alterazione psicofisica, invocava la liberazione del padre proferendo anche lui all’indirizzo dei militari frasi minacciose e rimediando una denuncia. L’arresto veniva convalidato e l’uomo tornava agli arresti domiciliari.
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