Da otto anni di fila, l’Airgest Spa, chiude i bilanci in perdita. Con la Regione costretta a mettere mano al portafogli. Non solo: rispetto all’ultimo piano di risanamento i risultati nel biennio 2020-2021 per la società di gestione dell’aeroporto di Trapani sono stati peggiori rispetto alla perdita attesa: – 8,5 milioni rispetto ai previsti – 6,6 milioni. «Il piano di risanamento della società triennio 2020-22 non ha trovato piena attuazione», scrivono i giudici della Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto della Regione per il 2020.
Una norma “salva Sicilia” nella legge di conversione del Dl Aiuti oppure nella legge di stabilità: sono le due strade su cui punta il governo Schifani per risolvere il contenzioso aperto dalla Corte dei Conti che stamani ha sospeso il giudizio di parifica del rendiconto 2020 della Regione sollevando davanti alla Consulta la quesitone di. illegittimità della procedura con cui la Sicilia aveva spalmato il disavanzo di 2,2 miliardi in dieci anni, mentre per i giudici contabili andava fatto in tre anni.
Senza una norma “Salva Sicilia” nella legge di conversione del Dl Aiuti o nella manovra finanziaria, il governo di Renato Schifani sarà costretto a trovare e accantonare subito in bilancio 866 milioni, oltre a dovere coprire immediatamente un “buco” di altri 300 milioni per decine di partite contabili ritenute irregolari nel conto economico e in quello patrimoniale della Regione e a prevedere ulteriori 460 mln per equilibrare i conti del 2024.
E’ un responso drammatico per le casse regionali quello che è arrivato dalla Sezioni riunite della Corte dei Conti che
stamani, alla fine dell’udienza pubblica, ha sospeso il giudizio di parifica del rendiconto 2020 pronunciando una sentenza ancora più pesante delle richieste che aveva formulato la Procura contabile, propensa per una parifica parziale. Per Schifani un
esordio amaro davanti ai giudici, anche se le partite contabili contestate riguardano l’ex governo di Nello Musumeci, oggi ministro del Mare e della Protezione Civile.
I giudici hanno deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta sulla manovra con la quale tre anni fa l’ex governo Musumeci incassò dal Consiglio dei ministri un decreto legislativo per il via libera a spalmare in dieci anni il disavanzo di 2,2 miliardi di euro. Per la Corte dei conti non si poteva fare per due motivi: serviva una legge e non un decreto legislativo e comunque il ripiano fu fatto prima che fosse approvato lo stesso decreto legislativo. Dunque quella spalmatura andava fatta in tre esercizi finanziari. Del contenzioso adesso se ne occuperà la Corte Costituzionale.