Matteo Messina Denaro ha riconosciuto la figlia che concepì con l’allora compagna Franca Alagna di Castelvetrano. Lorenza Alagna, 27 anni, potrà (se vorrà, ndr) portare il pesante cognome del padre. A far trapelare questa notizia oggi è il quotidiano “La Repubblica”. Il riconoscimento sarebbe avvenuto qualche giorno prima che precipitassero le condizioni di salute del padrino, arrestato nel gennaio scorso dopo 30 anni di latitanza. Un rapporto burrascoso quello tra padre e figlia, tanto che questo epilogo del riconoscimento appariva davvero improbabile. Ma evidentemente le cose sono cambiate nel giro di un niente.

Il riconoscimento davanti ad un funzionario

Il riconoscimento è avvenuto davanti ad un ufficiale di stato civile. Alla nascita Lorenza ebbe il cognome della madre, per l’appunto Alagna. E’ comunque cresciuta in quel contesto familiare, con i Messina Denaro. Nonostante tutto ha sempre rivendicato la sua libertà. Tanto che a 18 anni andò via di casa per costruirsi una propria vita. Si dice che lo fece per prendere le distanze proprio da quell’ambiente.

La visita in carcere

La figlia era andata nel maggio scorso in carcere ad incontrare il padre per la prima volta, il super boss Matteo Messina Denaro. La giovane alla fine il passo lo ha fatto. Forse, chissà, anche per le condizioni del padre mai conosciuto, alle prese con un tumore aggressivo. Nonostante le notizie di stampa filtrate non certo lusinghiere, la giovane ha quindi deciso di varcare la porta del super carcere de L’Aquila. Cosa si siano detti i due resta top secret. Così come i sentimenti contrastanti che con ogni probabilità avranno toccato i cuori di entrambi.

Quell’indipendenza mai piaciuta

Lorenza Alagna è figlia di Franca Alagna, la donna con cui Messina Denaro l’ha concepita. La giovane non ha mai rinnegato il padre ma la sua indipendenza e libertà sì. Tanto che aveva deciso di tenere all’anagrafe il cognome della madre, quasi a voler imprimere quella distanza dall’allora superlatitante. Tutti atteggiamenti che evidentemente non sono mai piaciuti al boss di Castelvetrano. E non ne faceva mistero nei pizzini. Ma in realtà ci sono anche altri scritti che fanno emergere come Messina Denaro fosse combattuto interiormente.

Indicata come “sciacqualattuga”

In un pizzino il boss indicava la figlia, allora ancora non riconosciuta, una “sciacqualattuga”. Un termine con cui metteva in evidenza la scarsa considerazione che aveva per la figlia naturale Lorenza Alagna. Passaggio che viene fuori dall’inchiesta dei carabinieri del Ros che hanno analizzato l’enorme mole di pizzini e lettere trovate nei covi dell’ex primula rossa di cosa nostra. In una lettera indirizzata alla sorella Giovanna, parlando di Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede arrestata anche lei per favoreggiamento, il boss riferendosi in codice alla figlia naturale usava appunto il termine “sciacqualattuga”.

Le lettere mai spedite

Nei covi però trovate anche lettere ami spedite che dovevano essere indirizzate proprio alla figlia biologica. Con termini amorevoli si rivolgeva a lei e le diceva di stare lontana da “certi mondi” pericolosi. A fare da contraltare, poi, i pizzini inviati alla sorella. “Io ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica (parlando della figlia di Laura Bonafede, ndr), ma per me è mia figlia. Mi ha dato l’amore di una figlia, mi ha voluto bene e mi vuole bene. Ha molto di me perché l’ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile”.

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