Il boss scarcerato che torna comandare, il nome in codice e le estorsioni agli imprenditori facoltosi. Tutto sotto l’ala dell’imprendibile latitante mafioso Matteo Messina Denaro. E’ questo il contesto da cui nasce l’operazione antimafia “Hesperia” scattata all’alba di oggi e che ha portato a ben 70 indagati e 35 misure cautelari ad affiliati quasi esclusivamente dei mandamenti della provincia trapanese. L’uomo forte di grande riferimento era Franco Luppino, 66 anni di Campobello di Mazara, scarcerato tre anni fa e che addirittura si dice che fosse direttamente in contatto con Messina Denaro.
La scelta di Luppino è stata quasi unanime nel tornare a comandare la cosca. In particolare, nell’ambito delle investigazioni svolte sull’imprenditore campobellese Calogero Jonn Luppino, sottoposto a custodia cautelare anche per mafia, si è intercettato un dialogo con Rosario Allegra, appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano e cognato di Matteo Messina Denaro, nonché Dario Messina, sottoposto a custodia cautelare in altro procedimento per aver diretto il mandamento mafioso di Mazara del Vallo. Nei dialoghi veniva indicato inequivocabilmente “lui” in quanto unico esponente mafioso sufficientemente autorevole. Oltretutto la sua personalità di spicco avrebbe dovuto mettere tutto a posto la situazione di conflitto interna di Cosa nostra trapanese e culminata verosimilmente con l’omicidio di Giuseppe Marcianò a Campobello di Mazara il 6 luglio 2017, i cui mandati ed esecutori sono ancora sconosciuti.
I sodali del mandamento trapanese avevano paura che Luppino potesse essere nuovamente scoperto dalle forze dell’ordine. Lui era tornato a comandare, secondo quanto emerso anche nel corso di queste indagini, ma lo si voleva a tutti i costi difendere dalle intercettazioni per cui vi era una vera e propria paura ossessiva. Ed allora parlando fra loro Piero Di Natale e Franco Raia, viene presa la decisione: “Gli dobbiamo trovare un nome a lui per chiamarlo in maniera diversa…” dice Raia. Alla fine si decide di chiamarlo Gianvito.
Che non vi fossero dubbi sulla riorganizzazione del mandamento mafioso anche il fatto che si sarebbero decisi a tavolino gli “affari” da portare avanti. Dalla coltivazione e spaccio di droga alle estorsioni. In particolare fu deciso di colpire gli imprenditori più facoltosi e fra questi fu individuato Paolo Oddo che, a dire di Vincenzo Spezia e Di Natale, stava realizzando “numerosi lavori pubblici a Campobello di Mazara”. Fu però anche detto che si trattava di un soggetto “inavvicinabile” e dunque restìo ad assecondare le pretese di Cosa nostra.