Un incendio si è sviluppato la notte scorsa all’interno del campo spontaneo di migranti economici, nei pressi dell’ex cementificio “Calcestruzzi Selinunte” tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, nel Trapanese. Le fiamme si sono sprigionate, con molta probabilità, da un braciere che alcuni migranti avevano acceso per riscaldarsi e hanno investito gli alloggi di fortuna costruiti con legno, cartone e plastica.
L’intervento dei vigili del fuoco
Sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Castelvetrano che hanno spento le fiamme. Già a settembre scorso nella stessa zona un vasto incendio aveva ridotto in cenere l’accampamento di migranti all’interno dell’ex cementificio. In quell’occasione morì un giovane migrante. Stavolta il gruppo di quasi 100 migranti che vivono nell’ex cementificio è riuscito a mettersi in salvo.
Un’area abbandonata da tempo
L’ex Calcestruzzi è da tempo abbandonata e da anni viene occupata dai migranti che raggiungono Campobello di Mazara per la raccolta delle olive. Già per la nuova campagna di raccolta era stato occupato con tende di fortuna e alloggi di cartone, eternit e legno. In molti riuscirono nel settembre scorso a mettersi in salvo, uscendo in tempo prima che le fiamme avvolgessero l’intero campo e si riversarono nelle strade, dove hanno trascorso la notte.
Le preoccupazioni del sindaco
In seguito a quel rogo di settembre il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, aveva lanciato un appello al prefetto di Trapani, Filippina Cocuzza, per la situazione che si è verificata all’ex oleificio Fontane d’oro occupato dai migranti. Per il primo cittadino, infatti, ci sarebbe il concreto rischio che l’ex oleificio “Fontane d’oro” si trasformi in un ghetto dove possono proliferare facilmente illegalità e sfruttamento. Per questo aveva chiesto un immediato intervento di chi in provincia si occupa di ordine pubblico. Proprio dopo quell’incendio gruppi numerosi di migranti avevano occupato il vicino ex oleificio ‘Fontane d’oro’ a Campobello di Mazara, bene confiscato e oggi facente parte del patrimonio comunale.
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