E’ stato arrestato nella notte dalla Dia a Castellamare del Golfo Leonardo Badalamenti, uno dei due figli del boss Don Tano, che in questi ultimi giorni era stato denunciato dai carabinieri per essersi reimpossessato di un casolare in contrada Uliveto a Cinisi, senza attendere i provvedimenti di notifica. Il figlio del boss di Cinisi ha avuto restituito dai giudici della corte di assise il bene finito per errore nella confisca. Senza attendere un solo minuto ha rotto il catenaccio ed è entrato in possesso del bene.
Ma il ritorno di Leonardo non è stato un ‘successo’ come poteva sembrare a qualcuno dopo questo episodio. Per lui, nella notte, sono scattate le manette ad opera della Dia che lo ha arrestato a Castellamare del Golfo.
Nei confronti di Leonardo pendeva, infatti, un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria di Barra Funda in Brasile con l’accusa di associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Un provvedimento emesso nel 2017, ma solo di recente se n’è avuta notizia in Italia. Neanche Badalamenti ne era a conoscenza, viveva con la madre in provincia di Trapani, di tanto in tanto si vedeva anche a Cinisi, la sua città d’origine.
Utilizzando questo provvedimeto la Dia ha fatto scattare le manette. Non lo ha certamete aiutato l’episodio di venerdì scorso quando Leonardo Badalamenti si è reso protagonista del tentativo di rientrare subito il possesso dei beni di famiglia. da quella vicenda era nato uno scontro violentissimo con il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo tanto che erano dovuti intervenuti i carabinieri per farlo sloggiare.
Leonardo Badalamenti, 60 anni, è il secondogenito di don Tano, il boss che negli anni settanta è stato a capo della cupola di Cosa Nostra e poi riconosciuto come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Per l’autorità brasiliana Leonardo – che andava in giro con un’identità falsa, quella dell’uomo d’affari brasiliano Carlos Massetti e che aveva registrato in quel paese la nascita del suo primo figlio chiamandolo come il nonno, Gaetano – era latitante dal 2017 in seguito all’emissione da parte dell’autorità giudiziaria di Barra Funda di un ordine di arresto. In Brasile, tra l’altro, era già stato arrestato nel 2009: quella volta fu il Ros dei Carabinieri a mettergli le manette nell’ambito di un’operazione che portò all’arresto di altre 19 persone accusate, in concorso, di associazione mafiosa, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori. Non solo. Su Badalamenti c’erano una serie di indagini da parte delle autorità brasiliane. E’ stato infatti indagato perché, secondo gli inquirenti, era a capo di un’organizzazione criminale impegnata tra il 2003 e il 2004 a negoziare titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela attraverso l’intermediazione di un funzionario corrotto del Banco centrale. Titoli che servivano per garantire l’apertura di linee di credito in istituti bancari esteri. Ed è stato accusato di aver tentato una truffa ai danni delle filiali della Hong Kong Shanghai Bank, della Lehman Brothers e dell’Hsbc per un importo di diverse centinaia di milioni di dollari. Ad arrestare il figlio di don Tano sono stati gli uomini della Dia di Palermo coordinati dal Ii reparto ‘Investigazioni giudiziarie’ in collaborazione con il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) e la polizia brasiliana.
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