Gentilezza, questa sconosciuta. Viviamo un’epoca di disastri, di pandemie, di guerre. Eppure c’è chi combatte per la gentilezza. A Talk Sicilia Natalia Re ha presentato il suo secondo saggio dal titolo “Regine Inside, Autodeterminarsi con gentilezza”.
“Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un epoca fortemente violenta. È indubbio che la pandemia ha in qualche modo inaridito quelli che sono i rapporti e le relazioni umane e quindi la necessità di ritrovarci in una dimensione gentile non significa altro che cercare di allenarsi all’empatia, all’ascolto, perché la gentilezza può essere declinata in 1000 modi e soprattutto in ogni ambito”, spiega Re.
La gentilezza, però, non è soltanto il piccolo gesto quotidiano. Nel saggio di Natalia Re la gentilezza viene elevata a filosofia di vita.
“La gentilezza ha la capacità di stupirci – spiega – ed è talmente poco praticata da destare un’enorme attenzione. Quindi, irrompere nella nostra quotidianità attraverso un gesto gentile ci riporta sempre qualcosa indietro. Non dobbiamo avere alcun tipo di timore nel pensare che non sia un sentimento totalmente gratuito. E’ una restituzione continua. La modalità della gentilezza è una modalità attraverso la quale ci si connette all’altro e quindi, giocoforza, si trae qualcosa dall’altro”.
Questo sentiment va applicato in ogni circostanza: elargire un sorriso a chi ci sta dietro, quando siamo in coda al semaforo, e immediatamente suona il clacson per spingerci ad andare avanti”.
E’ anche una missione politica: “Dobbiamo esercitare la forza della gentilezza quando andiamo a votare alle urne e fare scelte precise perchè in realtà questo sentimento non è ascetismo”.
Nel suo saggio Re spiega come essere gentili sia anche un principio condiviso dalle principali religioni monoteiste. E auspica che questa emozione diventi il metro di misura della nostra interazione sociale. Anche nella progettazione delle città.