Uno status che prevede la presenza del legale e dà all'ex cavaliere la possibilità di non rispondere a eventuali domande che comporterebbero dichiarazioni auto-indizianti.
Ma per gli avvocati degli alti ufficiali dei Carabinieri la sentenza è ingiusta e 'coerente epilogo di un discutibile sviluppo del dibattimento"mentre nega l'esistenza di una trattativa l'allora ministro Scotti
"Il verdetto - ha aggiunto - dice che il rapporto non si ferma al Berlusconi imprenditore ma arriva al Berlusconi politico". "Forza Italia respinge con sdegno ogni tentativo di accostare, contro la logica e l'evidenza, il nome di Berlusconi alla vicenda della trattativa stato-mafia" la replica
"Ci mandano Falcone e Borsellino, lei è prigioniero dello Stato". E' la frase del generale dei carabinieri Mario Mori si rivolse al boss Totò Riina nel momento dell'arresto, il 15 gennaio del 1993 ricordata in aula dal suo difensore Basilio Milio
I due avevano presentato denuncia nei confronti di sette ufficiali dell'Arma accusandoli di aver "frapposto continui ostacoli nel corso di indagini mirate alla cattura di super latitanti".
L'istanza è subordinata all'ammissione, ancora non disposta, dalla Corte d'assise di Palermo delle intercettazioni in cui il boss Giuseppe Graviano parla in carcere degli attentati in cui morirono Falcone e Borsellino.
Secondo una relazione di un agente di polizia penitenziaria resa nota dal Pm Nino Di Matteo Riina sarebbe perfettamente lucido e comprendewrebbe il contesto in cui si trova senza problemi
Il boss Totò Riina ha comunicato la propria disponibilità a sottoporsi alle domande da parte di pubblici ministeri e avvocati. Colpo di scena al processo sulla "trattativa" Stato-mafia in corso a Palermo.