Dal sogno di Manchester alla dura realtà del campionato. Dall’ebrezza dell’Etihad Stadium, alla delusione del Barbera, ancora una volta violato. Il Palermo esce ridimensionato dalla sfida col Sudtirol persa ieri pomeriggio per 1-0. La seconda sconfitta consecutiva – dopo quella altrettanto amara ma per altri motivi, di Frosinone – fotografa una squadra incapace di raddrizzare la situazione dopo lo svantaggio e dalla scarsa propensione offensiva.
Impensabile dopo Manchester
In pochi avrebbero pensato ad uno scenario del genere. La visita di quattro giorni a Manchester e le relative cartoline avevano offerto una nuova dimensione del Palermo. Un club rivolto al futuro, una squadra coccolata in un ambiente sereno ed utile a lavorare e ritemprarsi dopo un’estate travagliata.
La sfida col Sudtirol ha restituito una squadra senza idee che è parsa in confusione. Distratta, probabilmente da una dimensione alla quale evidentemente non è abituata, distratta dai viaggi di andata e di ritorno per l’Inghilterra.
Un viaggio che a queste condizioni ed al netto della sconfitta rimediata ieri non è servito a nulla. In campo è scesa una squadra distratta che è stata schiacciata tatticamente da quella di Bisoli che evidentemente si è concentrata per la partita del Barbera fin dal fischio finale della partita col Cosenza di due settimane fa.
Una squadra in bilico tra il 4-2-3-1 ed il 4-3-3 o ancora col sistema variabile che non riesce a finalizzare e che va in difficoltà ed in ansia se pressata. Che continua a fare frittate inusitate in una categoria come quella cadetta e prosegue nell’autolesionismo (Ascoli e Frosinone docet) facendosi male da sola.
E continua anche il digiuno di gol del Palermo che non segna da due partite e mezza, ovvero dal 49’ della sfida col Genoa vinta con grinta e carattere ma anche perché graziato più volte dagli avanti del Grifone. Non c’è dubbio che ieri, i rosanero, abbiano toccato il punto più basso giocando la peggiore partita della gestione Corini.
Col Sudtirol le solite criticità
Il match col Sudtirol ha mostrato tutti i limiti della squadra: lenta, troppo compassata, prevedibile e sempre fragile per le sue tendenze autolesioniste. Corini ha iniziato col 4-2-3-1 lasciando da parte il suo canonico 4-3-3. La squadra nei primi minuti di partita è stata vivace ed ha anche creato, poi verso la metà del primo tempo ha subito il forcing degli ospiti difendendosi comunque con efficacia nonostante le fasce scricchiolassero un po’.
La frittata di Pigliacelli poco prima della metà del primo tempo ha rimescolato gli equilibri e messo la partita sui binari che il Palermo non è stato più capace di raddrizzare. Il pressing alto voluto da Bisoli ha messo in scacco la costruzione dal basso di Corini.
Ancora una volta Brunori è sembrato troppo isolato e nell’unica occasione che ha avuto, sul finire del primo tempo lanciato molto bene da Stulac, ha sparato alto a tu per tu col portiere avversario da pochi metri. Ma per il resto ha giocato pochissimi palloni verso la porta ospite. Si è fermato lui dopo tre reti consecutive in casa ed il Palermo ha perso ma la squadra non può essere Brunori dipendente. L’entrata di Vido ad 8 minuti dalla fine è parsa tardiva.
Gli esterni hanno prodotto tanti cross ma moltissimi sono stati preda dei giocatori del Sudtirol o ancora del portiere che ha recuperato diversi lanci telefonati anche dalla tre-quarti. Non si sono viste fantasia ed estro, ma solo – dopo lo svantaggio – una squadra ferita e confusa che ha provato con volontà, questo va riconosciuto, a cercare la via del pareggio ma senza idee degne di nota.
Gli stessi cambi non hanno inciso troppo. O meglio, anche qui c’è stata una discreta dose di sorte avversa. Soleri, entrato ad inizio ripresa, ha colpito una traversa; Vido con un siluro dal limite ha messo nel recupero finalmente in autentica difficoltà Poluzzi, poi dalla sua respinta difettosa Di Mariano a sparato sul palo.
Col Sudtirol sono tornate a galla le criticità rosanero. Attacco asfittico, difesa che quando non scricchiola (ha contenuto bene il Sudtirol lasciando pochino agli avversari) si fa male da sola, ed incapacità di far male con la difesa schierata. Una prestazione di squadra insufficiente.
I fischi assordanti del Barbera sono emblematici
Prestazione insufficiente, periodo nero e, inevitabili fischi dello stadio. Il Palermo è uscito dal campo accompagnato da bordate di fischi, sia alla fine del primo tempo che al 90’. Fa sensazione. Il pubblico è rimasto ammutolito al 20’ all’erroraccio del portiere che ha scaturito il gol di Odogwu, ha rumoreggiato (in un misto tra paura di una frittata bis e contestazione per quanto accaduto pochi minuti prima, quando Pigliacelli prendeva palla con i piedi. Ha esultato quando lo stesso portiere nella ripresa ha evitato il 2-0 opponendosi con grande efficacia al tiro (l’unico nel secondo tempo degli ospiti) di Rover.
Poi, all’uscita delle squadre in campo, ha fischiato. Sonoramente. Impensabile fino a ieri. E c’è da riflettere anche sul fatto che i fischi siano arrivati nella partita con meno affluenza al Barbera in campionato. Meno di 17.000 spettatori presenti ieri allo stadio.
Palermo in zona play out, Pisa e Modena hanno vinto
Non ci si deve preoccupare della classifica alla settima giornata – che deve essere ancora completata dalla partita tra Benevento ed Ascoli – ma si deve riflettere. Il Palermo è in zona play out. La sfida di ieri metteva in palio 3 punti importanti anche per la fiducia oltre che per la posizione in graduatoria.
I rosanero hanno perso contro una diretta avversaria visto che i dolomiti si sono presentati al Barbera con gli stessi punti. Dal canto loro il Sudtirol è al quarto risultato utile consecutivo, segno che Pierpaolo Bisoli ha rivitalizzato in toto squadra e ambiente al suo esordio in cadetteria. Dieci punti frutto di 3 vittorie ed un pari. E senza andare all’estero. Chapeau.
I siciliani rimangono desolatamente a quota 7 ma scendono in sedicesima posizione e si fanno avvicinare da quelle poche formazioni che inseguono. Il Modena è tornato a vincere ed ha fatto cadere la Reggina, il Pisa dopo l’esonero di Maran ed il ritorno di D’Angelo ha ritrovato sé stesso e centrato il primo acuto stagionale battendo in trasferta al Curi il Perugia del neo allenatore Silvio Baldini.
Quattro sconfitte nelle ultime cinque uscite
Preoccupa, però, il trend negativo: 4 sconfitte nelle ultime 5 uscite. Ad inaugurare il periodo no la sconfitta interna con l’Ascoli per 2-3 quando Gondo ha affondato la nave rosanero ed espugnato dopo quasi un anno e mezzo il fortino del Barbera. Era lo scorso 27 agosto. Da quella sfida è come se si fosse rotta la “magia”. Ed è arrivato settembre, un mese nero con i ko di Reggio Calabria, Frosinone intervallati dalla vittoria, di prestigio, col Genoa. Ottobre non è iniziato nel migliore dei modi con la sconfitta casalinga col Sudtirol. E serve ora un cambio di marcia.
Il Palermo deve sfruttare il calendario
Il Palermo deve sfruttare il calendario. Dopo la trasferta insidiosa di Terni, infatti, i siciliani giocheranno in casa due partite consecutive col Pisa e con il Cittadella. Poi altra trasferta insidiosa a Modena contro, a questo punto, una diretta concorrente.
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