- Fin dall’annuncio dei partecipanti al Festival di Sanremo 2022, quello di Dargen D’Amico è uno dei nomi che ha destato più curiosità in assoluto.
Classe 1980, cresciuto a Milano, di lui si sa che sfugge agli sguardi (grazie agli onnipresenti occhiali da sole, la sua finestra sul mondo) e che preferisce lasciare parlare la sua musica.
Nato artisticamente con l’hip hop degli anni ’90, fin dal suo primo album solista Musica senza musicisti del 2006 ha saputo inventare una chiave del tutto personale al rap, da una parte pescando a piene mani dalla tradizione cantautorale italiana, dall’altra portando avanti una lunga ricerca che attraversa i territori della musica classica e dell’elettronica per ricongiungersi al pop. Ma sono soprattutto i suoi testi – un intreccio folgorante e sagace di giochi di parole, figure retoriche, immagini evocative e inaspettate – a conquistare il cuore del pubblico più raffinato, della critica e soprattutto dei colleghi, che spesso e volentieri si avvalgono della sua penna come autore dei loro brani.
L’esibizione di Dargen D’Amico “Dove si balla”
https://youtu.be/huxSCwVrcJ4
Il brano che porterà sul palco dell’Ariston, Dove si balla, unisce in un unico tormentone tutti i mondi che Dargen ha esplorato nel corso della sua carriera: la cassa dritta dell’elettronica da ballare, il pop anni ’90 che prende le mosse dall’eurodance, il rap d’autore. La definisce una canzone che parla “della necessità di movimento dell’essere umano, in tutti i sensi”, e riesce con leggerezza e ironia a toccare diversi temi a lui cari, dalle migrazioni ai rapporti umani. Soprattutto, descrive un mondo post-pandemico che ci vede passare le nostre serate sul divano, e si pone dubbi esistenziali che hanno attraversato la mente di ciascuno di noi, negli ultimi due anni: che senso ha la vita senza la gioia della musica e della danza? La scelta della cover per la serata di giovedì 3 febbraio, invece, è caduta su un classico di Patty Pravo, La Bambola, uno dei suoi brani preferiti fin da tempi non sospetti. La eseguirà da solo in una versione estremamente personale.
Parallelamente ai fulminei calembour che lo hanno reso celebre, negli anni Dargen è diventato anche un punto di riferimento per tutti coloro che ambiscono a una creatività fuori dagli schemi, grazie anche alle sue molteplici passioni: la cultura giapponese, i viaggi, la letteratura, il cinema, la musica italiana d’autore. Con l’etichetta Giada Mesi, da lui fondata, ha prodotto alcuni album altamente sperimentali, dai suoi Variazioni e Bir Tawil (interamente prodotto da Dargen stesso, prende il nome da una regione al confine tra Egitto e Sudan mai rivendicata) fino ai progetti di giovani e promettenti leve come Andrea Nardinocchi e Dutch Nazari. Nel corso degli anni ha collaborato con Club Dogo, Fabri Fibra, Crookers, Two Fingerz, Marracash, J-Ax, Rancore, Max Pezzali, Fedez, Tedua, Stylophonic, Emiliano Pepe e molti altri.
Vanta un’affezionatissima platea di fan, con cui ha un rapporto costante e quasi simbiotico: prova ne è il format social Scrivimi, in cui i suoi follower lo interrogano come un surreale oracolo sulle questioni più disparate.
Nel 2020 è stato la voce narrante del podcast CRTFD Classics.
Commenta con Facebook