E’ stato condannato in via definitiva a 2 anni ed 8 mesi di reclusione un 34enne di Priolo, nel Siracusano, accusato di violenza sessuale di gruppo.
Secondo quanto emerso nelle indagini, coordinate dai magistrati della Procura di Siracusa, l’uomo, nel 2013, prese parte ad una festa ed in quell’occasione mise nel suo mirino una ragazza, anch’essa una invitata, e dopo averci parlato, nel tentativo di conoscerla, la molestò per avere un rapporto sessuale.
Una scena ripresa da un altro ragazzo che utilizzò il suo telefono cellulare ma le urla della vittima destarono l’attenzione delle altre persone che erano alla festa ponendo fine all’incubo della ragazza. La sua denuncia fece scattare le indagini nei confronti del 34enne, condannato in primo ed in secondo grado.
La sua difesa ha poi presentato ricorso in Cassazione che è stato giudicato inammissibile, per cui la sentenza è diventata definitiva e così l’uomo è stato accompagnato in carcere, nel penitenziario di Siracusa, dove sconterà la sua pena.
I giudici della seconda sezione penale della Corte di Appello di Catania hanno assolto perché il fatto non sussiste un appuntato dei carabinieri, in servizio al comando provinciale di Siracusa, 59 anni, finito sotto processo per abusi sessuali ai danni di un minore.
Episodi risalenti a 13 anni, per cui il militare venne condannato nel marzo del 2021 dal Tribunale di Siracusa a 7 anni e 6 mesi di reclusione e la sospensione dall’Arma dei carabinieri. Una sentenza a cui gli avvocati dell’imputato, Puccio Forestiere e Fabiola Fuccio, hanno fatto ricorso, riuscendo a convincere i giudici di secondo grado dell’infondatezza della ricostruzione del pm della Procura di Siracusa che, nella sua requisitoria, aveva sollecitato la condanna, oltre all’interdizione dai pubblici uffici ed una provvisionale di 20 mila euro per la vittima, adesso maggiorenne, e la madre, che si sono costituiti in giudizio.
Da quanto emerso nell’inchiesta dei magistrati della Procura di Siracusa, le violenze sarebbero state commesse nel 2009, periodo in cui, di tanto in tanto, il minore, il figlio della ex cognata dell’imputato, trascorreva dei pomeriggi nella casa del carabiniere, che, all’epoca, era sposato.
Nella tesi dei magistrati, sulla scorta delle testimonianze raccolte nel corso delle indagini, gli abusi sessuali si sarebbero consumati in quell’abitazione, quando il 59enne ed il nipotino si sarebbero trovati da soli.
A quanto pare, il minore avrebbe manifestato il suo disagio, da qui la denuncia e l’inizio del procedimento giudiziario, culminato con alcuni sequestri di materiali a sfondo sessuale ma nei confronti del carabiniere non sono stati mai adottati misure cautelari restrittivi, insomma non è stato mai arrestato ma indagato a piede libero.
L’uomo ha sempre negato ogni addebito, anzi ha sostenuto di essere stato vittima di una macchinazione dopo la separazione dalla moglie.