Gli agenti delle Volanti di Siracusa hanno arrestato un uomo di 33 anni per i reati di violenza sessuale e revenge porn ai danni dell’ex convivente. Secondo quanto sostenuto dalla polizia, l’indagato avrebbe filmato gli abusi ai danni della vittima per poi inviarlo con la mail all’attuale compagno della donna e ad altri due amici. Sono stati quest’ultimi, poco dopo aver visto le immagini, a rivolgersi ai poliziotti che, dopo aver rintracciato l’uomo lo hanno bloccato e tratto in arresto. E’ stato anche denunciato per detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti perché trovato in possesso di 80 grammi di hashish e 190 grammi di marijuana, trovati nella sua abitazione. La perquisizione ha permesso di rinvenire anche una pistola giocattolo priva del tappo rosso, 4 cartucce e due paia di manette simili a quelle in dotazione alle forze dell’ordine.
Un mese e mezzo fa, sempre a Siracusa, si è registrato un altro caso di revenge porn che ha visto, però, come protagonista una donna: la trentottenne non aveva accettato la fine della relazione con il suo compagno e tantomeno gli era andata giù la nuova relazione dell’uomo con un’altra donna. E così avrebbe fatto di tutto per screditare la rivale, minacciandola, in sostanza, di diffondere delle sue foto sexy. Dopo la denuncia della vittima, è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Siracusa culminata con l’iscrizione della donna di 38 anni, indagata per revenge porn ma contestualmente gli agenti della Polizia postale hanno compiuto una perquisizione nell’abitazione dell’indagata dove sono stati trovati e sequestrati tutti i supporti informatici in cui erano custodite le foto.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la trentottenne “aveva installato sul dispositivo del suo ex un cloud a cui lei aveva accesso. L’uomo, pertanto, in modo inconsapevole, archiviava i suoi file in quell’archivio. Ottenute le immagini intime, l’indagata le aveva inviate alla vittima ed al fratello di questa” fanno sapere dalla Polizia postale. Ne è scaturita una indagine “che ha permesso di risalire alla indagata ed evitare l’ulteriore diffusione delle immagini”.
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