Confindustria Siracusa ha bocciato il decreto Rilancio del Governo ritenendolo insufficiente per far ripartire il comparto turistico. “Le risorse stanziate puntano tutto sul buono vacanza che non riteniamo aiutino le imprese in quanto come è formulato è un ennesimo credito d’imposta che contrasta con le drammatiche esigenze di liquidità che caratterizzano in questo momento le aziende del settore” attacca Giancarlo Mignosa, presidente della sezione Turismo ed Eventi di Confindustria Siracusa.
L’associazione delle imprese formula la sua proposta, l’unica, secondo i loro calcoli, che possa salvare un comparto che a Siracusa rappresenta il 15 per cento del Pil, senza contare che il 96 per cento dei lavoratori, circa 20 mila famiglie, è in cassa integrazione.
“Serve un contributo a fondo perduto alle imprese sul fatturato perso – dice Maurizio Garofalo vicepresidente della Sezione ed un reale sostegno alla liquidità e l’eliminazione delle imposte che gravano sugli immobili ad uso alberghiero. Al momento l’intervento sull’Imu è molto parziale e lascia grandi incognite per i prossimi mesi. Gli imprenditori sono compatti nel sostenere che occorre un cambio di passo. Anche la Regione Siciliana deve fare la sua parte, meglio di come ha annunciato negli ultimi provvedimenti della Finanziaria anti-covid. Se vogliamo rendere possibile la riapertura, nel mese di luglio o agosto, abbiamo l’esigenza di una serie di misure che accompagnino le imprese fino almeno all’inizio del prossimo anno.
“La crisi ormai, è chiaro, condizionerà tutto il 2020 e molti saranno le strutture ricettive che non riapriranno per non aggravare l’esposizione finanziaria. Ricordo altresì che ancora non esistono linee guida per adeguare le procedure alberghiere al contrasto del Covid-19” spiegano da Confindustria.
“Il settore è in grandissima difficoltà, – concludono Mignosa e Garofalo, a nome di tutti gli imprenditori della sezione Turismo ed eventi di Confindustria Siracusa – è necessario un intervento capace di mettere in sicurezza l’economia del turismo che l’Italia e la Sicilia rischiano di vedere sfumare per quanto riguarda i clienti europei, che stanno preferendo altre destinazioni a seguito degli accordi che gli altri paesi europei stanno attivando. La Sicilia, ed in particolare la nostra provincia di Siracusa, che potrebbero fare del Turismo e della valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale ed architettonico una industria cardine per lo sviluppo sociale e del territorio, resteranno a guardare”.
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