Quattro società operanti nel settore delle calzature organizzate con il sistema delle così dette ‘scatole cinesi’ per truffare l’Inps, coprire il lavoro nero e non pagare le tasse. le ha scoperte la Guardia di Finanza di Siracusa ad Augusta attraverso una lunga e complessa serie di verifiche fiscali.
In questo contesto sono stati rilevati anche 62 lavoratori in nero. Dopo le preliminari indagini e l’instaurazione di un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Siracusa, coordinato dal Procuratore Capo – dott. Francesco Paolo Giordano –, la Finanza ritiene di aver appurato che i soggetti economici in questione, durante il periodo dal 2009 al 2011, abbiano palesato agli Enti interessati una falsa crisi aziendale e di settore tale da poter
garantire, alle società oggetto di indagini, la fruizione dei benefici della cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti.
Tale prestazione economica è stata erogata dall’I.N.P.S. con la funzione di integrare o sostituire la retribuzione dei lavoratori che vengono a trovarsi in precarie condizioni economiche a causa di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Infatti, procedendo a riscontrare la documentazione ottenuta dalla Direzione Provinciale dell’I.N.P.S. di Siracusa con le buste paga dei dipendenti oggetto della cassa integrazione nonché dalle informazioni acquisite dagli stessi, è stato acclarato che, durante la cassa integrazione, non solo i dipendenti hanno lavorato regolarmente per dette società, che hanno omesso il versamento di ritenute IRPEF per euro 734.867 e contributi previdenziali per euro 1.206.819, ma sono anche stati costretti, sotto il vincolo psicologico di un ingiusto licenziamento, a restituire ai datori di lavoro la cassa integrazione percepita. In sostanza, gli imprenditori hanno pubblicizzato all’I.N.P.S. ed al Ministero del Lavoro una situazione economica deficitaria non corrispondente alla realtà dei fatti.
A conclusione del periodo di cassa integrazione gli amministratori stessi hanno effettuato un licenziamento collettivo dell’intero personale dipendente procedendo alla richiesta di ulteriori benefici previsti dalla Legge (Legge n. 223/1991). Le indagini svolte hanno permesso di evidenziare che le erogazioni ottenute, consistenti in: indennità di mobilità per 1.142.869 euro e sgravi contributivi per 103.329 euro previsti per le imprese che assumono dipendenti attingendo dalle liste di mobilità, sono state anch’esse ottenute indebitamente.
Inoltre, una delle società segnalate, grazie alle false attestazioni rilasciate da un commercialista compiacente, sempre in base alle accuse mosse dagli inquirenti, ha richiesto il concordato preventivo al fine di tutelare i propri beni, nonché quelli dei soci, dall’imputazione del reato di Bancarotta fraudolenta.
In sintesi, l’indagine ha permesso di rilevare, dal punto di vista accusatorio, che il danno all’Erario ammonta ad oltre 18,4 milioni di euro, scaturito da: elementi positivi di reddito non dichiarati; elementi negativi di reddito indebitamente dedotti; I.V.A. relativa, dovuta e non versata; imposta di registro evasa; maggiore base imponibile I.R.A.P. sottratta a tassazione; ritenute fiscali e contributi previdenziali non operati e non versati; C.I.G. in deroga ed indennità di mobilità indebitamente percepite.
L’associazione per delinquere, secondo la Finanza, era composta da otto soggetti, tutti denunciati per i reati di estorsione, truffa, associazione per delinquere finalizzata alla truffa, appropriazione indebita, omesso versamento di
contributi previdenziali, responsabilità amministrativa degli Enti, reati previsti dalla Legge Fallimentare oltre che per le fattispecie delittuose di cui al D.lgs. n. 74/2000 (reati fiscali) e segnalato alla Magistratura Contabile con apposita notizia damni.
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