Eì’ stato notificato questa mattina un avviso di conclusione indagini nei confronti di 2 titolari di studi commerciali, di 3 collaboratori, 15 titolari di aziende agricole e di 44 falsi braccianti agricoli.
Secondo le indagini coordinate dal Procuratore Capo, Francesco Paolo Giordano, e dirette dal Sostituto Procuratore, Andrea Palmieri, iniziate nel 2013 e conclusesi nel 2017 ad opera dalla Tenenza di Notodella Finanza e degli Ispettori dell’I.N.P.S. nei Comuni di Rosolini e Pachino, esisteva una vera e propria organizzazione che si occupava della truffa ai danni dell’Istituto di Previdenza, attraverso l’uso di falsi braccianti agricoli. Una frode che saerebbe costata all’Inpos un danno complessivo pari ad 3.120.689,10.
Le giornate lavorative mai effettuate e comunicate, che avrebbero generato indennità previdenziali e assistenziali per oltre 3 milioni di euro, sono state quantificate dalle Fiamme Gialle Netine in 94.726. L’importo è complessivamente riferito ad indennità di malattia, maternità e disoccupazione indebitamente percepite negli anni oggetto di indagine da tutti i consapevoli finti braccianti, che hanno agito, secondo l’accusa, con il concorso e la compiacenza dei titolari delle aziende agricole, degli studi commerciali.
Erano proprio i commercialisti che, comunicando la fittizia instaurazione di rapporto di lavoro subordinato quale bracciante agricolo presso imprese – in alcuni casi inconsapevoli di tale operazione e in altri consapevoli, traevano in inganno l’INPS che erogava così le indennità ai soggetti non aventi diritto.
L’attenzione degli investigatori si è focalizzata sulle aziende che mostravano una forza lavoro sproporzionata rispetto ai terreni posseduti e al fatturato. E’ emerso in alcuni casi che, molti degli indagati appartenenti alla cosiddetta comunità dei “caminanti” di Noto, pur risultando formalmente al lavoro presso aziende agricole di Rosolini o Pachino, venivano controllati dalle Forze di Polizia del Centro e del Nord Italia.
I falsi braccianti, che di fatto non avevano mai prestato alcuna giornata lavorativa, con questo illecito modus operandi avevano anche costruito una posizione contributiva che, in futuro, avrebbe consentito loro di percepire la pensione.
L’ipotesi di reato oggi contestata ai 64 indagati è di truffa ai danni dell’I.N.P.S. in concorso
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