Ha chiuso la sua carriera nella magistratura, Antonino Maiorana, presidente del tribunale di Siracusa. E’ andato in pensione e nei giorni scorsi, poco dopo l’arrivo del nuovo anno, ha salutato i colleghi di lavoro ed il personale del palazzo di giustizia con cui si è confrontato per anni.
Sotto la sua presidenza, sono accaduti diversi avvenimenti, non a lui imputabili, che, però, hanno messo in cattiva luce il sistema giudiziario siracusano. Una delle inchieste più note, denominata Sistema Siracusa, ha portato all’arresto di 15 persone, nel febbraio del 2018, tra cui l’ex pm Giancarlo Longo, accusato di aver intascato soldi per aggiustare sentenze in favore di gruppi imprenditoriali vicini ai professionisti del posto, tra cui gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore.
Ma c’è un’altra vicenda scottante, quella relativa alla sparizione da una stanza del tribunale delle schede elettorali, relative alle elezioni regionali del 2012, e poi ritrovate in parte, culminata con il rinvio a giudizio di un dipendente del palazzo di giustizia di Siracusa. Da quella sparizione, è nato il ricorso del parlamentare regionale Pippo Gennuso accolto dal Cga di Palermo, che dispose nell’ottobre del 2014 una mini tornata elettorale in 9 sezioni che consentirono a Gennuso di scalzare dal seggio dell’Ars Pippo Gianni, attuale sindaco di Priolo. Solo che un anno fa, Gennuso fu arrestato insieme a tre giudici, tra cui l’ex presidente Raffaele De Lipsis, e nei giorni scorsi la Cassazione ha respinto il ricorso del parlamentare, che ha patteggiato la pena con l’accusa di traffico di influenze.
La presidenza del tribunale è stata affidata ad un reggente in attesa della nomina del Consiglio superiore della magistratura.
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