Il pm della Dda di Catania, al termine della requisitoria, ha presentato al Gup del Tribunale di Catania le richieste di condanna nei confronti di 28 persone, accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

Traffico di droga nei fortini

Gli indagati furono coinvolti un anno fa nell’operazione Algeri conclusa dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa che alzarono il velo su un vorticoso e strutturato commercio di stupefacenti nella vasta area di via Algeri, nel rione della Mazzarrona. Per proteggersi dai blitz delle forze dell’ordine, il gruppo aveva realizzato dei fortini, sbarrando con dei cancelli alcune porzioni di palazzine di edilizia popolare mentre in cima alle palazzine c’erano le vedette per controllare chi entrava ed usciva dalla piazza dello spaccio.

Le richieste

8 anni per Domenico Agati; 12 anni per Antonio Aggraziato; 14 anni per Francesca Alì;  16 anni Gabriele Cacciatore; 16 anni per Giovanni Cacciatore; 10 anni per Tullio Caia;  16 anni per Alessio Cappuccio; 12 anni per Davide Cassia; 6 anni per Lorenzo Cortese; 6 anni per Sara Lice Cossu; 14 anni per Danilo Fortezza; 18 anni per Ernesto Fortezza; 14 anni per Carmelo Fortezza; 6 anni per Gaetano Gisana; 8 anni per Alfredo Gugliotta; 16 anni per Giovanni Linares; 16 anni per Massimo Linares; 6 anni per Daniela Mollica; 16 anni per Decio Massimiliano Notturno; 16 anni per Dario Piazzese; 14 anni per Concetta Puglisi; 20 anni per Erminia Puglisi; 4 anni per Paride Quattrocchi;  8 anni per Jennifer Sano; 16 anni per Gaetano Scariolo; 16 anni per Umberto Torricellini, detto ‘Calatostò; 20 anni per Alessio Visicale.

La posizione di altri 3 indagati

Non sono state presentate richieste di pena per altri 3 indagati, tra cui Maximiliano Genova, Mario Cacciatore, Corrado Greco, a causa di problemi di collegamento. Se ne riparlerà nell’udienza del 14 aprile.

I capi

Secondo gli inquirenti, il ruolo più importante nella banda lo avrebbe avuto Maximiliano Genova, difeso dall’avvocato Junio Celesti ma un certo peso lo avrebbero avuto anche tre famiglie. Il denaro accumulato con la vendita di cocaina, hashish, crack, e marijuana sarebbe stato in parte utilizzato per nuovi approvvigionamenti e per pagare gli stipendi dei corrieri, staffette e spacciatori al dettaglio.

Spaccio nelle palazzine

Lo spaccio sarebbe avvenuto all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente dagli spacciatori, così da impedire o ritardare irruzioni da parte delle forze dell’ordine. La capacità intimidatrice del gruppo sarebbe stata tale da imporsi anche sugli altri residenti nelle palazzine che non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi e sarebbero stati così costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il permesso alle sentinelle armate che, a turno, avrebbero presidiato il territorio ininterrottamente per l’intero arco delle 24 ore.

 

 

 

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