Sono 7 le persone tratte in arresto a Rosolini al termine dell’operazione dei carabinieri denominata Bugs Bunny.
A finire in carcere un’intera famiglia che si era specializzata nel traffico di cocaina nella zona sud della provincia.
L’attività di indagine, è scattata nel luglio dello scorso anno. I militari hanno raccolto elementi a carico di un cinquantenne che con l’aiuto della sorella, del cognato e del nipote, avrebbe organizzato nelle rispettive abitazioni un’attività di spaccio di sostanze stupefacenti.
In contrada Perpetua a Rosolini, ad ogni ora del giorno e della notte, acquirenti delle province di Siracusa e Ragusa acquistavano dosi di sostanza stupefacente. La droga era nascosta anche all’interno di capsule in plastica che invece di contenere giochi per bambini contenevano dosi.
Gli arrestati utilizzavano nei terreni dove nascondevano la droga. Sono stati ritrovati tredici cani in pessime condizioni igienico sanitarie e con evidenti segni di malnutrizione. Nel corso della perquisizione domiciliare i carabinieri hanno trovato 4 grammi di cocaina suddivisa in 16 dosi, 7 grammi di sostanza da taglio tipo mannitolo, materiale per il confezionamento delle dosi, una pistola a salve calibro 8 e la somma contante di 7400 euro.
Non è la prima operazione antidroga a Rosolini, a testimonianza come il traffico di stupefacenti abbia un ruolo cruciale nel comune agrumicolo.
Nel febbraio scorso, furono arrestate dalla polizia 8 persone, coinvolte nell’inchiesta Vecchia maniera, accusate a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di droga, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione illegale di armi ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Una delle voci di bilancio più importanti del gruppo erano gli stupefacenti e dalle indagini della Squadra mobile, al comando dei dirigenti Rosario Scalisi e Giulia Guarino, i canali di approvvigionamento erano due: la Calabria, a cui avrebbero pensato gli italiani, e Milano dove la cellula marocchina, con ramificazioni a Novara e Messina, avrebbe avuto pieni poteri, vendendo partite di droghe consistenti agli affiliati della banda.
L’altra fonte economica della banda erano le estorsioni ai danni delle aziende. Tra le intimidazioni più importanti, una in particolare ha attirato le attenzioni dei magistrati della Dda di Catania.
Dalle informazioni in possesso agli inquirenti, nella notte tra il 19 ed il 20 maggio del 2017 un gruppo armato avrebbe esploso dei colpi di pistola contro i mezzi di un’impresa edile, impegnata nei lavori per la realizzazione dell’autostrada Siracusa-Gela. La collaborazione del proprietario ha consentito ai poliziotti di avere elementi importanti per inchiodare gli indagati.
Capitava anche che, per convincere le ditte a piegarsi, il sodalizio si sarebbe servito della forza intimidatoria del clan Trigila.
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