Il problema, proprio ieri, lo ha sollevato il vicepresidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, che ha raccolto lo sfogo di un giovane di Canicattini Bagni, nel Siracusano. Il ragazzo è tra gli 11 ragazzi tornati positivi al Covid19 al rientro da una vacanza a Malta ma, essendo in quarantena, teme di non realizzare il suo sogno di diventare un medico, in quanto non potrà partecipare ai test di ingresso per la facoltà di Medicina.
“Nessun problema per i ragazzi che, a causa della necessarie misure di isolamento anti covid, non potranno partecipare ai test di ingresso predisposti dall’Università di Catania”. Lo dichiara Tiziano Spada, coordinatore provinciale di Italia Viva Siracusa.
“A seguito di un’interlocuzione diretta avuta con il Miur, mi è stato assicurato che nessun ragazzo posto in isolamento preventivo o in quarantena perché positivo al Covid-19 perderà l’occasione di partecipare ai test di ingresso universitari – spiega Spada – né tale ipotesi è stata mai considerata dal Ministero”
“Il preminente interesse generale alla salute pubblica e il doveroso rispetto delle rigide normative anti covid – conclude Tiziano Spada – non potranno mai ostacolare il diritto allo studio dei ragazzi, momentaneamente impossibilitati ad eseguire il test per cause di forza maggiore; saranno quindi individuate delle date alternative per permettere agli studenti di partecipare alle selezioni”.
In merito al test, sono aumentati i numeri disponibili. Erano 380 lo scorso anno (2300 istanze), mentre quest’anno sono 420 con 2900 domande. Sono 2200 i giovai che hanno indicato Palermo come prima scelta. Un leggero calo dunque di richieste rispetto al 2019. Dunque, solo una matricola su cinque riuscirà ad iscriversi a Medicina superando il difficile test di accesso che molti ragazzi riprovano più volte.
A livello nazionale quest’anno gli studenti che tenteranno di entrare alla facoltà di Medicina o di Odontoiatria sono in totale 66.638.
Nonostante il numero chiuso nelle facoltà universitarie, soprattutto di Medicina, sia stato più volte oggetto di critiche e proteste, il rettore di Unipa, Fabrizio Micari, lo considera una scelta corretta e ragionevole.
Dichiara infatti: “È giusto che il sistema si evolva. In passato ricordo, quando ero studente, i colleghi di Medicina ammassati in un cinema a fare lezione. Non dimentichiamo che si tratta di facoltà dove alcune materie, come anatomia o biochimica hanno bisogno di laboratori dedicati e di professori che possono seguire meglio gli studenti”.