Di scosse di terremoto nell’area del Siracusano se ne registrano con puntuale periodicità. L’ultima, in ordine di tempo, è della notte scorsa, di magnitudo 4.2 al largo della costa tra Siracusa ed Augusta ad una profondità di 33 km, come indicato dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Niente danni, per fortuna, ma le frequenti strisce sismiche sono diventate un’abitudine, figlie di una situazione che è stata sollevata, di recente, dall’Ordine degli Ingegneri di Siracusa.
Siracusa in Zona 1
“La provincia di Siracusa e buona parte di quella Ragusana sono entrate in Zona 1 nella classificazione sismica nazionale, la più alta in Italia” ha spiegato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Sebastiano Floridia. Che lancia un appello alle amministrazioni comunali.
Comuni devono organizzarsi
“Le amministrazioni devono attrezzarsi, sotto l’aspetto organizzativo e culturale, per affrontare il problema qualora dovesse presentarsi – spiega il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Siracusa e coordinatore della Rete delle professioni, Sebastiano Floridia. Tanto per intenderci, la popolazione deve sapere quali e dove sono i Centri di raccolta, i comportamenti e le procedure da tenere in caso di sisma”.
A tanti siracusani, tutte le volte che si registra una scossa, torna in mente il terribile terremoto che si verificò la notte del 13 dicembre del 1990 che causò delle vittime, soprattutto nella zona nord della provincia, a Carlentini. Ma furono tanti i danni, soprattutto in Ortigia, il centro storico di Siracusa, poi ristrutturato grazie a leggi speciali.
Tecnologie antisismiche
Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Siracusa, Sebastiano Floridia, assicura sull’esistenza di tecnologie, nel comparto edile, in grado di reggere all’urto dei terremoti, come avviene in altre parti del mondo, tra cui in Giappone e California, aree anch’esse a fortissimo rischio sismico.
“I professionisti, tra cui ingegneri, geologi, architetti e geometri, hanno le competenze e le risorse per progettare in Zona 1 senza problemi. E’, però, indispensabile un cambio culturale che deve partire dalla scuola e dalla Protezione civile locale e regionale”.
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