- Condanna a sei anni per tentato omicidio per un 31enne di Avola
- La sentenza è stata emessa dalla Corte di Appello di Catania
- In primo grado, il gup di Siracusano aveva emesso una pena a 7 anni e 4 mesi
La Corte di Appello di Catania ha ridotto la condanna per tentato omicidio nei confronti di Sebastiano Di Pietro, 30 anni, di Avola, nel Siracusano. Se il gup del Tribunale di Siracusa, al termine del processo con il rito abbreviato, aveva emesso una pena pari 7 anni e 4 mesi di reclusione, i giudici di secondo grado, a conclusione della Camera di consiglio, hanno condannato l’imputato a 6 anni.
L’aggressione al ristorante
I fatti contestati al 31enne, difeso dall’avvocato Natale Vaccarisi, si riferiscono al 4 giugno del 2020, giorno in cui l’imputato, secondo la tesi dell’accusa, si avventò contro l’ex cognato con un coltello mentre si trovavano in un ristorante, ad Avola.
La confessione
Il trentunenne nell’interrogatorio davanti al gip del tribunale di Siracusa, nelle ore successive al suo arresto aveva ammesso le sue responsabilità, affermando, però, di essere stato colpito da uno schiaffo dal cognato mentre i due stavano discutendo in un ristorante dove è poi avvenuto l’accoltellamento.
La difesa
Quello schiaffo, secondo l’indagato, gli avrebbe fatto perdere gli occhiali: a quel punto, Di Pietro, che soffre di miopia, avrebbe afferrato il coltello nella sua disponibilità, infliggendo dei fendenti “alla cieca”. Insomma, avrebbe reagito commettendo un errore, come ha precisato al gip del tribunale.
Inoltre, Di Pietro, dopo l’aggressione, come ha riferito nella sua deposizione, sarebbe scappato in preda dal panico, trovando rifugio nella casa di un familiare per poi disfarsi del coltello che porterebbe sempre con se. Sulle cause della lite, a quanto pare, secondo quanto emerso nell’interrogatorio, ci sarebbero stati degli equivoci, tali da esasperare gli animi anche se lo stesso indagato ha precisato che i rapporti con l’ex cognato sarebbero stati sempre buoni.
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