Da una parte c’è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso,  per cui l’Eni ha in programma piani di investimento dettati dalla riconversione energetica con l’abbattimento delle emissioni di CO2, dall’altra c’è la Cgil, che, in merito alla situazione in Sicilia, ritiene come unico dato certo la chiusura degli impianti Versalis di Priolo e Ragusa.

Le questioni di Priolo e Ragusa

Questo l’esito del tavolo sull’Eni convocato nelle settimane scorse dall’esponente del Governo Meloni dopo gli allarmi soprattutto nell’isola per il destino delle aziende del colosso della chimica che ha comunicato la fine dei due stabilimenti anche se a Priolo sono previsti investimenti per circa 900 milioni di euro destinati a trasformare l’attuale impianto di cracking in bioraffineria mentre non ci sono orizzonti per quello di polietilene di Ragusa, per cui si ipotizza la realizzazione di un “centro di eccellenza sulle tecnologie, qualche sperimentazione al servizio della parte bio” aveva detto il mese scorso il direttore operativo Trasformazione industriale, Giuseppe Ricci. Per il manager, nessuno dei 432 lavoratori di Priolo sarà mandato a casa e nel nuovo impianto, sempre secondo l’esponente dell’Eni, potranno essere assorbiti i 132 di Ragusa.

Urso, “nessun disimpegno di Versalis”

“Da parte di Versalis non c’è un disimpegno ma una chiara volontà di riconversione produttiva della chimica di base, passando da un settore che ha accumulato perdite di 3 miliardi negli ultimi 5 anni a settori in significativa espansione che potrebbero rappresentare uno sviluppo significativo sia sul piano industriale sia per quanto riguarda l’impegno ambientale”.

Alla riunione, presieduta dal ministro Urso, hanno partecipato anche i rappresentanti delle Regioni Puglia e Sicilia, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali.

Gli investimenti di Eni su scala nazionale

Durante l’incontro l’azienda, come riportati dall’AGI, ha illustrato il Piano di trasformazione e rilancio, anche in ottica di decarbonizzazione, del business della chimica.  Nello specifico, Eni prevede circa 2 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 5 anni e un taglio in termini di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di Co2. Assicurato il mantenimento degli attuali livelli occupazionali senza il ricorso ad alcun ammortizzatore sociale con prospettiva di incremento a fronte di sviluppo di ulteriori sinergie. Inoltre, viene garantita la riqualificazione e lo sviluppo delle competenze a supporto del processo di trasformazione attraverso percorsi formativi trasversali e specialistici per i lavoratori degli stabilimenti.

Il tavolo del 5 dicembre sulla chimica

Il 5 dicembre, sempre al Mimit, si terrà il tavolo di settore della chimica che “per svolgersi con maggiore consapevolezza, ha bisogno della certezza che il depuratore di Priolo possa essere ancora utilizzato dalle imprese che stanno portando avanti gli impegni per il rispetto delle regole ambientali” ha detto Urso.

Altri due tavoli tecnici

A conclusione dell’incontro è stato stabilito dalle parti che verranno istituiti due tavoli tecnici, uno per ogni regione interessata, che successivamente confluiranno in un tavolo unico. L’obiettivo è giungere così, nel mese di gennaio, a un documento condiviso sul percorso di riconversione che dia certezze in merito a investimenti, cronoprogramma, iter autorizzativi e impatto sull’indotto. Il ministro Urso ha assicurato le garanzie del governo su percorso, tempistica e impegni del Piano.

Cgil, “incontro deludente”

E’ di tutt’altro avviso il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. “Un incontro deludente in cui Eni ha fatto dichiarazioni di intenti senza contenuti precisi al di là della conferma della data del 31 dicembre per la chiusura dello stabilimento di Ragusa. Ma quello che è grave è il fatto che non sia intervenuto nessuno per conto della Regione siciliana, nonostante le ripetute sollecitazioni del ministro e mentre si prospetta la perdita di migliaia di posti di lavoro”.

“Nulla su Priolo e Ragusa”

“E’ stata annunciata- dice Mannino- una inaccettabile politica dei due tempi: oggi si chiude, domani si vede. Per Priolo non è stato detto nulla di concreto e di coerente con la transizione ecologica e con il tessuto produttivo su
cui il piano va a incidere, quali investimenti si intendano per la salvaguardia anche dell’indotto. Nulla anche su Ragusa. Ci è apparso- aggiunge- come un prendere tempo, a fronte del quale il distacco del governo nazionale e la mancanza di un decisa reazione da parte del governo regionale lasciano senza parole”.

Cannata (FdI), “segnali di fiducia per la zona industriale”

Sulla vicenda è intervenuto Luca Cannata, vicepresidente della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, esponente di Fratelli d’Italia. “Il tavolo tecnico di ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha confermato un importante segnale di fiducia per il futuro di Eni Versalis e dell’intero polo industriale di Siracusa. Il Governo sta lavorando con determinazione per garantire il prosieguo dell’attività garantendo la tutela occupazionale e valutando e sostenendo una concreta riconversione industriale sostenibile. Questo risultato, frutto di un dialogo costante tra istituzioni, sindacati e imprese, dimostra che il nostro impegno per il territorio è tangibile e produce risultati concreti”.

Scerra (M5S),

Per il parlamentare nazionale Filippo Scerra  del M5S,  “se da una parte registriamo l’importante volontà di mettere in campo nel breve periodo investimenti importanti in transizione, per circa 2 miliardi di euro, dall’altra non si possono nascondere le preoccupazioni sul fronte occupazionale”.

“Ragusa non può essere – dice Scerra –  cancellata con un colpo di spugna e ridotta a centro di generica ricerca e sviluppo, così come non si può dimenticare che gli impianti di Priolo siano strettamente interconnessi. Questo comporta che senza un’attenta programmazione, le scelte di Versalis possono finire per incidere sulla capacità produttiva dell’intero sito di Priolo. Dobbiamo invece difendere e rafforzare l’indipendenza strategica ed energetica del nostro Paese – prosegue Filippo Scerra-. E dobbiamo riuscire a farlo mantenendo però l’ossatura strategica di Priolo e il know how di professionalità, tecnici, chimici e metalmeccanici che rappresentano la vitale base dell’energia italiana”. Amara nota a margine per l’assenza al vertice della Regione Siciliana. “Una disattenzione discutibile, per di più in una fase cruciale per il polo petrolchimico di Siracusa e per migliaia di lavoratori tra Priolo e Ragusa a cui così si è mancato di rispetto”